Come l'ansia mi ha tenuto lontano dai concerti estivi

Prima del 2020 i concerti erano casa mia e non mi sono mai sentito a disagio neanche nella folla tra 50mila persone. Oggi, coi pattugliamenti e il divieto di divertirmi, l'ansia sociale pandemica non mi fa più partecipare agli eventi per i quali vivevo

MI MANCHI 2021, foto Starfooker (L'immagine non ha nulla a che fare con il racconto)
MI MANCHI 2021, foto Starfooker (L'immagine non ha nulla a che fare con il racconto)

Chi legge abitualmente queste pagine un po' mi conosce, per gli altri lavoro nel settore musicale da più di vent'anni e ho attraversato indenne tutte le estati da fonico, musicista, dj, backliner, stage manager, critico musicale e più semplicemente pubblico, amatore del concerto che riesce a cambiare il mio umore per una settimana almeno.

Del live mi piace tutto, pure il soundcheck infinito della cassa e del rullante, mi piace vedere gli artisti di prima mattina con l'hangover o la strizza mentre provano i suoni, mi piace parlare coi tecnici, veder montare il banco del merch, vedere i primi ragazzi ai cancelli che fremono dalla voglia di entrare e amo respirare gli attimi di quiete prima dell'apertura ufficiale e del magnifico caos che ne consegue. 

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I concerti per me sono una sicurezza, sia d'inverno, quando da provinciale mi faccio i chilometri per raggiungere le venue, a maggior ragione d'estate. Dai posti da 50 persone scarse fino ai festivaloni con 50mila spettatori, in mezzo a quell'atmosfera mi sono sempre sentito a casa, libero di prendere e rilasciare energie incredibilmente potenti, che attivano parti di me di solito dormienti, le fanno vibrare ed è tutta un'esplosione di serotonina. 

Non sto mai fermo, rido, mi commuovo, mi sgolo, ballo come uno scemo e godo tantissimo, che sia il concerto di un cantautore col chitarrino o di una band hardcore, con tutto quello che passa nel mezzo. Ma questo succedeva nel mondo prima che arrivassi te, e per te intendo la pandemia che ha cambiato le regole di tutta una vita.

 

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A me, ad esempio, ha fatto salire l'ansia sociale a livelli preoccupanti, di quelli da far indagare a chi ne sa più di me, che si è manifestata con attacchi di panico belli intensi e sensazione forte di sgretolamento del terreno sotto i piedi. "Fatti tuoi", direte voi che leggete e ne avete tutto il diritto, perché nessuno è rimasto indenne di fronte a questacatastrofe che ha reso labile la salute mentale di milioni di persone in tutto il mondo (ma scommetto già solo in Italia).

Di salute mentale non si parla mai perché è quell'argomento tabù che finché va tutto bene non ci fai neanche caso, quando inizia ad andare male sei un mezzo matto e vieni guardato come un malato, un poverino, uno che non ha lottato abbastanza, che non ha la forza necessaria. Mi viene in mente la faccia di Nicole Kidman in Eyes Wide Shut quando guarda quel pesce lesso di Tom Cruise e gli dice "Se solo voi uomini sapeste".

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Ecco, se solo sapeste la lotta continua nell'affrontare ore e giorni quando un qualche squilibrio chimico immette quintalate di paura a volte casuale nella testa e riuscire ad arrivare a fine giornata avendo compiuto tutti i compiti degli adulti: lavoro, spesa, farsi da mangiare, tenere pulita casa e tutto il resto che conoscete bene, mentre vorreste solo nascondervi sotto le coperte o avere la bacchetta magica per stare bene, o perlomeno meglio di così. La risposta poi è la più semplice, si passa attraverso l'accettazione di un problema e ci si lavora a testa bassa in modo da non elevarlo a mostro epico ma umanizzarlo per farselo diventare quasi amico. Una grossa rottura di coglioni che prende tempo ed energie, ma pure salvifica.

Apro e chiudo parentesi: psicologi e psichiatri hanno delle parcelle che non sono alla portata di tutti, sarebbe stato un gesto molto umano se il governo avesse provveduto a elargire il bonus terapia invece di quello monopattino o vacanza di ferragosto.

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Il problema dell'ansia sociale, ma anche di quella generica, è che meno ci pensi meglio stai e tutte le attività che possano distrarre dal tornare lì con la testa sono le benvenute. Ecco, un concerto per come lo conoscevamo prima del 2020 era un evento catartico: ti perdevi tra la folla, venivi sopraffatto dalle emozioni e nello stesso tempo ti agitavi, urlavi, sbracciavi, ballavi talmente scoordinato da far ingelosire Ian Curtis e una volta finito avevi il cuore gonfio tanto ti eri sfogato, tante energie avevi rilasciato.

Da due anni i concerti sono diventati un'altra cosa, lo sapete bene: controlli all'ingresso, misurazione febbre, Green Pass, sedie numerate che se vai con amici che hanno preso il biglietto dopo di te non ti puoi neanche mettere a sedere accanto a loro e quando inizia lo show devi stare lì, fermo. A me sale l'ansia, ho partecipato un paio di volte o tre, poi non ce l'ho fatta più e i concerti estivi li ho visti tramite le storie social o le descrizioni dei partecipanti. 

 

Ho visto la trance di Iosonouncane, l'energia di Motta e Zen Circus, la voglia di festa di Margherita Vicario e Cmqmartina, lo spettacolo del glam di Lucio Corsi e quello urban dei Coma_Cose, la fame di Emma Nolde, la grazia e la sostanza di Colapesce Dimartino e dei tanti altri che si sono avvicendati in questa estate in cui i concerti sono ripartiti, ma sono riuscito a partecipare. Non sono ripartito io. Per me, per la mia nuova amica con cui devo convivere, non sono eventi divertenti.

Sono una persona fisica, non adatta alla staticità e al silenzio, mi piace battere le mani fragorosamente quando sento quella frase o quell'accordo che mi fanno rizzare i peli e tutta quell'aura di pattugliamento, seppur per certi versi necessaria, non mi fa sentire a mio agio. In paroloni: se devo andare a un concerto in paranoia, sto a casa.

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Condivido questa pagina dolorosa non perché non m'hanno preso sul divano da Barbara D'Urso ma perché sono convinto che esista un'ampia fetta di pubblico che per questo motivo non abbia partecipato ai concerti estivi. Gente che c'ha provato ma che non si è sentita a proprio agio quando un buttafuori gli ha puntato la torcia in faccia intimando di mettersi a sedere e di non ballare (sono cose successe davvero, testimonianze che ho raccolto in giro). 

 

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Mi chiedo a cosa serva il Green Pass se le regole per frequentare un concerto sono le stesse dell'estate del 2020 e come devo stare nel vedere negli USA o in altri paesi europei le arene gremire di pubblico munito del pass verde, che salta, si dimena, vive la musica mentre in Italia se qualcuno muove il culo a un concerto sale sul palco il sindaco a redarguire tutti nel rispetto dei morto per covid. In un concerto col Green Pass. Tanto per essere chiari, non si è mai visto il sindaco di una città con lo stadio gremito di persone per una partita di calcio, interrompere la stessa per far sentire stronzi i tifosi festanti. 

La rabbia per la disparità di trattamento tra stadio e concerto brucia da far star male e la pavidità con cui il ministro Franceschini ha (o non ha) affrontato il tema dello spettacolo, dei live e delle discoteche (tenute chiuse per tutta l'estate, per poi lamentarsi dei rave illegali o delle violenze minorili in strada) fa cadere le braccia. Nonostante le associazioni di categoria, le sensibilizzazioni, le performance e le riunioni con chi di dovere, ad oggi in Italia non è possibile programmare un cartellone invernale di live e questo è un problema enorme.

 

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Restano al palo artisti, promoter, fonici, backliner, luciai, merch, rider, etichette, manager, pubblico pagante, giornalisti e quelli come me, che la pandemia ha picchiato duro e si sono dovuti reinventare la terra sotto i piedi scegliendo nuovi modi per respirare e aspettando il momento in cui potranno tornare a sudare come si deve a un concerto.

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L'articolo Come l'ansia mi ha tenuto lontano dai concerti estivi di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2021-09-06 10:18:00

COMMENTI (4)

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  • andrea.anzani3 anni faRispondi

    Mah... ognuno reagisce a modo proprio. Il 2020 è stato un buco spazio/temporale che ha segnato più o meno tutti in maniera più o meno significativa. A parte il dispiacere, e ci mancherebbe altro, di aver perso un anno di concerti non ho riportato danni emotivi degni di nota derivanti dalla mancanza di live. Guardo con fiducia i biglietti che ho già acquistato dal 2019 e aspetto di vedere Iggy Pop a Lione, gli Sparks a Parigi e Amsterdam, Joe Satriani ed Eric Clapton a Milano, Nick Cave a Verona e un'altra decina che ora è troppo lungo elencare. L'importante è non arrendersi, non farsi prendere dallo sconforto, vedere sempre il bicchiere mezzo pieno e non perdere mai la fiducia nel potere terapeutico della musica.

  • mlcantaluppi3 anni faRispondi

    Io penso che sia una presa per il culo pretendere di vaccinare tutti, partorire un oscenità anicostituzionale come il green pass e costringere la gente a stare seduta al proprio posto come un branco di prigionieri. I giovani e gli artisti al posto di prendere per oro colato quanto un governo di banchieri e presunti tecnici gli buttano addosso, dovrebbero interrogarsi sulle mille contraddizioni di questa gestione. La presa per il culo non è il Covid è come i governi hanno deciso di rapportarsi con questo problema. Farsi delle domande è obbligatorio. Che cosa credi debba succedere perchè qualcuno decida di ridarti le tue libertà? Credi che un bel giorno si sveglieranno e diranno liberi tutti? Non lo faranno mai, finito il Covid ci sarà qualcos'altro, ci troveranno sempre qualcosa a cui aggrapparsi.

  • saramiriam3 anni faRispondi

    @mlcantaluppi E no: senza sicurezza non si fa nulla...pensi sia una presa per il c**o indossare la cintura in auto o in aereo?

  • mlcantaluppi3 anni faRispondi

    E' un anno e mezzo che su questo sito si leggono solo commenti totalmente acritici alla gestione pandemica. E tutti gli pseudo artisti che intervistate sono passati con obbedienza supina dal restate a casa all'andrà tutto bene al vaccinatevi tutti al che bello il green pass che fa ripartire la vita. Magari prima o poi vi accorgerete e si accorgeranno di quanto vi stanno prendendo per il culo e di quanto questa situazione è stata, è e sarà sfruttata per distruggere la vita delle persone e mettere gli uni contro gli altri.