Descrizione

Blue Willa is the debut album by the Italian art rock quartet bearing that same name.
Due for release in early 2013, the album is produced by Californian musician Carla Bozulich (Evangelista, The Geraldine Fibbers, Scarnella, Ethyl Meatplow), who directed the shaping, recording and mixing of every song. She also contributed singing and playing on many tracks. This happened in Italy, India and Paris during the spring of 2012.

The affinities between the band and Carla draw a dazing route that keeps drifting halfway through Pixies and Diamanda Galás, Kurt Weill and Iggy Pop. What we have here is a mashup of sweltering Mediterranean melodic heritage and hypnotic native American calls, soundscapes that could emerge from reveries by Edgar Allan Poe or Italo Calvino, eerie noises and animals, bells, gypsies and punks.

Credits

COMMENTI (3)

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  • tnello 11 anni fa Rispondi

    Visti e sentiti ieri sera ad un concerto per pochi. Bravi e originali. Felice che suoneranno al Primavera, ce ne fossero di gruppi così!

  • GoingIndigo 11 anni fa Rispondi

    Musicalmente li trovo molto interessanti. Però non vedo i testi.
    Noi Going Indigo li abbiamo messi, leggibili.
    Chiaro che uno può fare bei pezzi con solo dei vocalizzi, io però preferisco sapere anche cosa dicono.

    Uno può avere molto da suonare ma poco da dire.

  • grooviest 11 anni fa Rispondi

    personalmente li seguivo già da prima quando erano baby blue. Non mi hanno mai convinto fino in fondo ma è una mia opinione personale. Nonostante siano tutti validissimi musicisti, e l'ho appurato anche dal vivo, io credo che non abbiano molto di interessante. Sembra proprio che il problema sia la cosiddetta capacità compositiva. Tre pezzi belli, il resto deserto. Succede a molti di non aver abilità per reggere 40 minuti e non è un offesa per nessuno, nel mondo esiste di peggio. Però ho avuto la conferma che l'editoria musicale italiana è morta quando una band con tutto da dimostare con il presente lavoro in uscita e da promuovere, con alle spalle il consueto cambio di nome del precedente progetto ma senza essere famosi da ottenere una cover solo per questo, ottiene la copertina del mucchio.
    Altre band a suo tempo se la sono sudata con fatica. La cover di una rivista conosciuta è una cosa particolare, un riconoscimento per un qualcosa. Questo, ridendoci su, ha il sapore del nobel per la pace a obama.
    Il mio commento sostanzialmente verte su questo. Ho ascoltato perchè incuriosito dal mucchio e sono rimasto male sia della condotta editoriale della rivista che della musica. Ma mentre per la musica una band può fregarsene delle critiche degli scribacchini e dimostrare con la gente ai concerti quello che vale, meno libertà ha una "rivista storica" nei confronti di lettori (storici). Non si tratta di avere meno libertà di espressione, ovvio, ma più rispetto per i lettori ai quali si richiedono rinnovi di abbonamenti per non chiudere senza dimostrare qualità e professionalità nel lavoro. Una sorta di crowdfunding mascherato, al di là di tutta la guerra che è stata fatta all'editoria che ben conosciamo.
    Massimo incoraggiamento ai blue willa quindi ma assoluta consapevolezza di come mai la storica rivista "il mucchio" l'anno passato fosse in crisi.