Musica Da Festa

Musica Da Festa

Machweo

2016 - Emo, Electro, Trance

Descrizione

Musica Da Festa è un omaggio a un periodo della musica da club che non ho mai vissuto. Sono nato in provincia e ho vissuto per tutta la mia vita nella provincia, prima al sud, poi al nord. Quando si è trattato di andare a vivere a Bologna, mi è venuto comodo stare subito fuori dal centro, che altrimenti lo shock culturale sarebbe stato eccessivo. Quindi, sono ancora in provincia. Tutto quello che mi è arrivato della club culture, almeno nel suo risvolto all’italiana, l’ho potuto vivere solo nei racconti di chi dalla provincia del mondo, con la fortuna di avere la possibilità di farlo e qualche anno in più di me, si spostava per andare a ballare. E sono quelli che oggi hanno quasi quarant’anni, fanno questa cosa da sempre, spesso hanno anche scritto libri sulla questione, sulla Milano del Plastic, l’evoluzione dei suoni di Roma, la grande Napoli di United Tribes, Torino con XPlosiva e The Plug e la parabola assurda del Cocoricò.

Nella mia vita, l’unico modo per venire in contatto con questa musica è sempre stato ascoltare il fomento nelle storie di chi quelle cose le ha vissute, assistere alle prove di mio cugino che quella musica andava a suonarla in giro, al massimo (e a posteriori) ricostruire il tutto dai filmati in cinepresa vhs malamente finiti su YouTube.

Schermata 2015-01-03 alle 15.05.48E poi c’eravamo noi, che all’epoca ci provavamo in modo patetico. Avevamo non più di dieci anni e ogni compleanno ci infilavamo nei garage, e quello che partiva sullo stereo era la nostra idea di quella cosa là. E irrimediabilmente non partiva Larry Levan, non sapevano niente di Frankie Knuckles, ignoranza completa anche su fronti più vicini come i Sabres of Paradise. Teneva banco “La danza delle streghe”, a un volume talmente alto da impedire qualsiasi tipo di conversazione. Inevitabilmente, l’idea che ci si incuneava nella testa era più vicina allo Studio Zeta, all’Ultimo Impero o alle Rotonde di Garlasco, piuttosto che al Plastic o alle Officine Belforte.

Non aver mai abitato davvero quel mondo, e averne sviluppato un ricordo completamente distorto, hanno creato un immaginario che temo non sia mai sparito e questo immaginario si è palesato in un’attitudine alla melodia molto forte nel mio primo album, Leaving Home —uscito per Flying Kids Records—nonostante i riferimenti fossero completamente diversi. Per Musica da festa mi sono invece arreso all’idea che l’immagine che conservo di quel mondo (che ormai so essere totalmente inventata) fosse la strada giusta.
Da questo è partito un lavoro di ricerca tanto sui suoni—ed è stato incredibile capire che, anche nelle selezioni che uscivano dai posti peggiori, i Sabres of Paradise fossero il bis che scatenava il delirio—quanto sulle immagini di quegli anni. E YouTube, se uno scava per bene, è pieno di frammenti di quel mondo perduto (in qualità ovviamente pessima), da cui si può ricostruire istante per istante il mondo devastato e arreso di certe serate al Jaiss, allo Studio Zeta, al Dylan. Posti che in molti casi non esistono più, o che se anche fossero ancora in piedi non saprei quasi dove sono.

In questi tre anni in cui ho avuto la fortuna di essere costantemente in tour, tutti i momenti di tranquillità mi hanno permesso di ricostruire pezzo per pezzo tutto quell’immaginario ormai perduto, e di adattarlo alle mie idee, a mezzi e soluzioni produttive più recenti e nuove e alla mia idea di suono. E, se vogliamo, definitivamente arresa a quel momento nel tempo che non ho mai vissuto. Un tempo in cui l’unica idea era la tensione perfetta per quel momento (nella settimana, nel mese, nella tua vita) in cui trovavi gli amici, partivi con il treno, l’autobus, il motorino, la prima macchina, e tutto quello che volevi veramente era fare festa. Da qui, Musica da festa.

Al videoclip di “Taribo West” invece che la tradizionale narrazione è affidato il compito di disegnare il mondo su cui si muove Musica da festa. L’armonia delle forme semplici e la delicatezza dei colori sono affini alla scelta dei materiali di cui è composto il disco. L’immagine di una terra disabitata immersa nel nulla, così come l’incedere lento delle forme, sono rappresentazione del senso di solitudine e malinconia che “Taribo West” riesce a comunicare in musica. Come tutto Musica da festa, “Taribo West” non è altro che il ricordo riverberato di un mondo mai vissuto, quello della club culture, immaginato dai luoghi più remoti della provincia italiana.

Credits

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