Da qui i grattacieli erano meravigliosi

Da qui i grattacieli erano meravigliosi

Cabeki

2020 - Strumentale, Sperimentale, Alternativo

Descrizione

Il chitarrista e compositore italiano Andrea Faccioli annuncia con il suo progetto solista Cabeki un eclettico, nuovo album intitolato Da qui i grattacieli erano meravigliosi, in uscita il 15 Aprile 2020 con Lady Blunt Records. L’album contiene otto tracce e si presenta come uno dei suoi lavori più sperimentali, frutto di un’instancabile ricerca musicale e artistica. Con questo lavoro veniamo catapultati in un vero e proprio cosmo “cabekiano”, pieno di stratificazione, di immaginari, di richiami che segnano la forte personalità dell’artista nonché il suo pregevole talento. In Da qui i grattacieli erano meravigliosi avant-garde, classica, elettronica e folk blues si uniscono dando vita all’equilibrio perfetto di un’opera magnifica e visionaria.
La sperimentazione del musicista si fa sempre più complessa ed interessante. L’album è interamente prodotto, composto, arrangiato, registrato e mixato da Cabeki: tutti i brani sono registrati in presa diretta e tutti gli strumenti vengono suonati contemporaneamente, coinvolgendo sia mani che piedi, dall’artista, che si conferma essere un one-man band raro. Le sonorità sognanti e visionarie provengono da una chitarra acustica splittata in quattro canali (suono acustico; amplificatore con tremolo; delay digitale granulare / octaver; echo a nastro Wem Copicat), un synth Animoog gestito con i piedi tramite una tastiera/controller a pedali con cui vengono suonate le melodie e una magica drum machine a pedale Sound Master del 1982.
Da qui i grattacieli erano meravigliosi si presenta come un’opera dal carattere marcato, l’output di un’elaborazione profonda e complessa. “L’album rappresenta per me una riflessione sul falso progresso, sul senso di onnipotenza che caratterizza il genere umano, e di cui ora stiamo pagando le conseguenze. I grattacieli nel Ventesimo secolo erano simbolo di potenza e grandezza, come le torri nelle città medievali e di questi probabilmente non rimarrà che qualche scheletro di acciaio”. Le parole di Cabeki che raccontano il senso della sua ispirazione ci proiettano in una dimensione malinconica ma empatica, che ci riserva anche uno spazio di sogno e di speranza: un mondo che interseca il passato, il presente ed il futuro creando una commistione temporale e stilistica sui generis.
La sua musica traduce emozioni ed immagini, assembla una ricchezza proveniente da epoche e contesti differenti e diventa un caleidoscopio sonoro perfetto, coinvolgente, bilanciato ma anche coraggioso e visionario.
I titoli dell’album contribuiscono alla perfezione dettagliata dei lavori di Cabeki formando una breve poesia, un’ode romantica alla decadenza contemporanea:
Oscurati dalle nuvole
Da qui
I grattacieli erano meravigliosi Alberi nel deserto
Steli di cristallo
Al futuro
Una fragile memoria
Con questa premessa, Cabeki ci fa entrare nel suo mondo parallelo con Oscurati dalle nuvole, un brano coinvolgente e melodico, una sorta di ballata pop, caratterizzata dalla melodia della chitarra ribattuta da un synth distorto da un Fuzz. Con il titolo cita uno dei suoi brani preferiti dei Pink Floyd “Obscured by clouds”, colonna sonora del film La Vallée, del regista francese Barbet Schroeder, e ci libera in uno spazio da scoprire e in cui lasciarsi andare. Dopo questa apertura saltiamo in una dimensione fine anni ‘70 con un brano ambient e minimale, in cui la chitarra crea un’atmosfera remota e misteriosa, intitolato Da qui.
Con I grattacieli erano meravigliosi l’artista ha voluto omaggiarci con una visione sonora di Blade Runner dalle sfumature romantiche, sia nella musica che nel titolo. Un brano emotivamente intenso, in cui il ritmo serrato dettato dalla drum-machine convive con una chitarra dalle sonorità più ampie e distese. Questa esplorazione sonora si anima con un inaspettato electro-valzer lo-fi che rimanda a Nino Rota e ad un Morricone di fine anni ’60, con Alberi nel deserto. L’album si distende poi con un brano che il chitarrista rivela essera una dedica a John Fahey e alla sua chitarra “primitiva”: Steli di cristallo è un brano folk blues americano con un tempo bossa nova.
La stratificazione musicale di Cabeki si arricchisce con un brano Kraut, che ci rimanda ai tedeschi Neu!. Con Fra cielo e terra ci offre una versione meno acida, più “pop” e sognante di quella scena europea fine anni ‘60 primi anni ‘70. In Al futuro ritroviamo nella musica un senso di decadenza dell’umanità. Si tratta di un brano di chitarra classica denaturalizzato, un omaggio a Tarrega, Ponce e Villa Lobos, che rappresentano una grande ispirazione per l’artista. Il brano si conclude con una sorta di raga nel quale la chitarra viene suonata con un macchinario che lui stesso ha creato usando il motorino di un mangiacassette al quale lega una corda di chitarra di nylon, che girando pizzica vorticosamente e mette in risonanza le corde. Ci troviamo ora come alla fine di un’avventura, raccolti e pronti ad accogliere Una fragile memoria, una chiusura perfetta. Inizia come un brano di chitarra classica, con un contrappunto melodico di synth per poi finire con un ostinato sinfonico per chitarra e synth. Cabeki chiude volutamente con un accordo sospeso, una speranza nel futuro, un tempo indefinito che ci aiuta a conservare le emozioni suscitate dall’ascolto.
Con il suo quarto album, il chitarrista regala la continuazione di un progetto solista raffinato e vario, capace di evolversi e reinventarsi e di seguire nuove strade di sperimentazione e ispirazione. A differenza degli album precedenti, quello che si sente ascoltando il disco è esattamente ciò che si sentirà partecipando al suo live.

Credits

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