Abulico BeHind 2009 - Rock, Indie, Alternativo

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Può sembrare improbabile nell'immaginario collettivo, ma anche a Napoli ogni tanto piove. Nelle giornate di pioggia i pensieri e le malinconie si uniscono mischiandosi alla rabbia, emozioni dense come le pozzanghere di una città umorale, che ama vestirsi colorata dal cielo, intensa. Sempre e comunque. "BeHind" - esordio dei napoletanissimi Abulico – è una piccola gemma musicale, un dipinto fatto di angoli e diapositive di difficile immaginazione, oscurità e cemento, sguardi persi nel vuoto, pensieri che scorrono lontano.

Dodici tracce che entrano nel cuore e nel cervello, accompagnano ogni piccolo particolare di chi le ascolta, di chi vive un istante malinconico: una sigaretta bagnata, ormai impossibile da fumare, le corse degli scugnizzi tra un riparo e l'altro, lo sguardo di una ragazza di provincia immersa nel caos di una città incomprensibile, forse eternamente. Dodici storie che rincorrono sogni, idee coincidenti quasi sempre con una fuga, costanti offerte di questi luoghi, imperniati da contraddizioni e paradossi che rendono l'aria irrespirabile come la diossina della spazzatura in fiamme. Dove fatalità significa destino, si resta sospesi come pupi in una guerra già persa.

Un lavoro discografico che sfugge dalla tradizione e dalle sue forzate energie contrarie, un'opera spontanea come un sorriso beffardo, un sound che – grazie alla sapientissima produzione di Paolo Messere (Blessed Child Opera) - emerge nella sua opaca bellezza, regalandoci momenti di massimo spessore espressivo. Un disco che piacerebbe ai Turin Brakes, dotato in molti punti di una lirica vicina ai Radiohead, capace di raccontare le vite dei giovani napoletani con un approccio universale, un piglio strafottente di fronte a contesti e culture.

Un grigiore che terminerà – come raccontato in "Grey Sky" – con uno squarcio di cielo che invaderà tutto e tutti, esploderà nel giallo di un sole che da millenni non si arrende mai, farà sfumare i sentimenti di chi cela tanto da troppo tempo, farà brillare l'immagine di un posto meraviglioso ma stuprato ennesime volte. Un album che sublima le emozioni e frustrazioni di intere generazioni nel vortice di una disillusa quotidianità. Non solo napoletana, ma umana.

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La recensione BeHind di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-05-08 00:00:00

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