AlibiA Manuale Apocrifo delle Giovani Marmotte 2010 - Pop, Alternativo

Manuale Apocrifo delle Giovani Marmotte precedente precedente

Per chi conosce il percorso degli Alibìa questo disco rappresenta probabilmente lo zenith fino a questo punto della carriera. Senza contare infatti i vari demo precedenti, dall'ep d'esordio del 2001 - in cui davano una prima forma compiuta al progetto - i sei ragazzi campani hanno sempre cercato di trovare la quadratura del cerchio per una formula che, mano a mano, é diventata sempre più personale. Tuttavia, ancora oggi, in molti continueranno a ritenere che il progetto rimarrà - o forse lo è/sarà da/per sempre - inesorabilmente imprigionato in quello schema riconducibile alla proposta targata Scisma. Il meccanismo delle due voci maschile/femminile non aiuta a sgretolare i pregiudizi ormai cristallizzati, ma negli anni Massimo e Katja hanno saputo fornire prova di una capacità di scrittura sempre più autonoma rispetto al principale riferimento autoctono.

Probabilmente l'inganno é costituito dall'immaginario di riferimento, a cui la band continua ad aderire coerentemente. Anzi, di più: questo "Manuale apocrifo..." ci pare, per sonorità e mood generale, un lavoro a tratti filologico rispetto a un solo nome evocato, che è quello dei Radiohead. Che a sua volta potrebbe apparire scomodo, tanto per il sestetto quanto per il sottoscritto, perché il gioco dei paragoni é lo step successivo una volta tirato in ballo IL nome. Non che negli album precedenti non ci fossero riferimenti a Thom Yorke e soci, ma stavolta gli Alibìa hanno mandato a memoria tutto ciò che il quartetto di Oxford ha saputo sintetizzare in questi anni in campo musicale, soprattutto in capolavori come "The bends" e "Ok computer" - mica scemi! Non si confonda però l'aggettivazione: filologico é diverso da pedissequo - anche se un brano come "L'estate che non c'é", nella sua oggettiva bellezza, é quello che paga il maggiore tributo in termini di richiami sonori… e questo disco dimostra brillantemente come si possa cercare una propria strada, impegnandosi nel corso degli anni, senza rinnegare influenze e muse ispirative.

Perché in fondo questo non é altro che un pop contemporaneo, italiano di nascita ma concepito ascoltando e guardando il mondo. Chissà come sarebbe andata a finire con un produttore straniero: Nigel Goldrich a parte (oltre che inarrivabile!), la sfida potrebbe essere quella di confrontarsi anche - perché no? - con una figura distante dal modello che in "Manuale apocrifo…" emerge prepotentemente. Ciò non toglie che, come cantano (casualmente?) in "Coordinate per il futuro", i sei sono diventati grandi per davvero e studiano per ritagliarsi un ruolo importante nel panorama italiano. Aspettiamo ancora che non ci si accorga di loro solo da queste parti.

---
La recensione Manuale Apocrifo delle Giovani Marmotte di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-04-15 00:00:00

COMMENTI (3)

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia
  • laradura 14 anni fa Rispondi

    sbaglio o sono tutte molto somiglianti tra loro?



    (Messaggio editato da laradura il 15/04/2010 17:06:52)

  • mordana 14 anni fa Rispondi

    bello si ascolta bene, bei suoni. Le melodie, cupe ed avvolgenti (L'idea di te) attraggono.

  • deliriumdoll 14 anni fa Rispondi

    Bellissimo..
    In ogni singolo brano si sente forte l'anima Alibìa, mentre l'album mostra un'immensa crescita della band, con la sua forte e sempre più definita personalità, mista ad una buona dose di originalità..
    Pensieri, giudizi, parole, disillusioni, viaggi, percorsi di vita e d'esperienza, trattati con classe e leggerezza.
    Splendidi i testi, sublimi le musiche....