Uochi Toki Cuore, amore, errore, disintegrazione 2010 -

Cuore, amore, errore, disintegrazione precedente precedente

Provo a raccontarvelo, e scusatemi se sarà un continuo "prima seconda terza" ma come potete vedere da soli questo "Cuore, amore, errore, disintegrazione" è diviso in 10 tracce i cui titoli compongono, a loro volta, una frase di significato compiuto, il che complica le cose.

La prima è come se mettesse le mani avanti, si preoccupa per l'ascoltatore che dovrà andare oltre a tutto quello che le parole non dicono e capire perchè Lui - il protagonista, il mago - sta cercando un drago. E allora dopo una mitragliata di frasi dove soggetto e verbo non vanno d'accordo si sforza di spiegare l'inprendibile. E non ci riesce. Nella seconda parla di una mattina dopo un concerto in Solvenia e, per la prima volta in "Cuore, amore, errore, disintegrazione", compare una Lei. Lui cerca di approcciarla ma non ci riesce. Nella terza Lui è in un parcheggio e d'improvviso un'epifania: arriva un pullman pieno di minorenni. La base diventa ritmata di colpo, è come se "Cuore, amore, errore, disintegrazione" partisse, davvero, ora. Una minorenne si avvicina e dice di essere il suo spirito guida: prevede cicli di diverso tipo, che Lui litigherà con altre ragazze ed entrerà nel corpo di una di queste, ci saranno momenti di sconforto, altri dove dovrà affrontare il dolore con la forza, ragionare su Dio e sul concetto di tempo. La quarta è una chiacchierata al telefono con un'amica. La quinta affronta il tema della virilità dicendo che i suoi amici lasciano che le fidanzate passino i pomeriggi con Lui tanto non c'è alcun rischio. Per la sesta mi serve inventare un nome, la chiamo il Momento Antonioni. Perchè mi pare di aver letto che nei suoi film Michelangelo Antonioni rallentasse apposta la sceneggiatura in alcuni punti in modo da spingere lo spettatore in un brutto immobilismo e avere la possibilità, in seguito, di ridargli ossigeno conducendolo al - quasi mai - lieto fine. Voi chiamatelo come volete, l'importante è focalizzarsi su questo brano da dodici minuti. Bruno Dorella suona un ritmo ansiogeno, e sopra c'è un violino che toglie il respiro. Lui è in un locale milanese ordina un the caldo, attacca bottone con una ragazza, ci litiga. Poi trasmigra nel suo corpo, sperimenta le sue sensazioni, scopre addirittura che Lei, in passato, ha abortito. C'era un Momento Antonioni anche nel precedente "Libro Audio" - anche lì, la sesta traccia – e rappresentava una svolta fondamentale in cui si passava dai racconti realmente vissuti a quelli di fantasia. Il Momento Antonioni di "Cuore, amore, errore, disintegrazione" sembra aver esiti diversi: nella settima non ci sono particolari cambiamenti, Lui incontra un'altra ragazza, ci litiga, gli dà della puttana, e scoppia furioso su una base che raggiunge un livello di incazzatura merzbowiano. Nell'ottava Lui è nervoso, nemmeno il fuoco in giardino riesce a tranquillizzarlo, va ad un rave e si deve sorbire una trentenne che si sente vecchia, Lui per liberarsi di Lei e dal nervoso prende una trave di legno e la sbatte ripetutamente contro un palo fino a quando non è sfinito. Nella nona prova a descrivere i dolori mestruali, incontra i testimoni di Geova e si domanda se esiste Dio. Nella decima spiega i diversi piani temporali che può avere il presente rivolgendosi nuovamente all'ascoltatore e chiudendo così il cerchio.

Ora, le canzoni non dicono solo questo. Sono intrise di metafore, significati sicuramente più profondi, descrizioni ridondanti, spiegazioni metafisiche e ragionamenti da professorino che ti stanno tanto sul culo quanto non fanno una piega e finisci che gli dai ragione. Io ve le ho raccontate così perché se queste devono essere love song – come si presentano nelle note stampa – mi interessa sottolieare quante donne ci sono, che ruolo hanno e quanto sono importanti nell'economia della storia. E: [a] Ce ne sono parecchie [b] Aiutano i personaggi a sviluppare argomenti complessi, sia quando sono sullo sfondo (la trentenne del rave) sia quando sono le protagoniste (quella che si prende della puttana) intessendo una struttura intricata, pipparola se volete, ma certamente interessante. [c] Può dirsi un disco d'amore perchè affronta le cattive sfumature che può avere una relazione Lui/Lei.

Da capo. La prima è complicata, pipparola se volete, ma ha il pregio di coinvolgere e tenere in alta considerazione l'ascoltatore. La seconda scivola addosso lasciandomi abbastanza indifferente ma c'è da ammettere che disegna bene un altrove (Lubiana) e una storia (il risveglio e l'incontro con la ragazza vestita di giallo). La terza ha la trovata geniale della minorenne-spirito guida che dopo il discorso da veggente chiosa con "scusate qualcuno di voi ha una sigaretta da offrirmi?". La quarta è stupefacente, esagerando si potrebbe definire commovente, perché è una semplice e onesta polaroid di due che parlano al telefono, rilassata nel modo di esprimersi e capace di convogliare in un testo fluido sentimenti e immagini tenere senza scadere nel mieloso o perdendo di vista la cara misantropia che contraddistingue il Uochi Toki pensiero. La quinta, sesta e settima sono mazzate sui testicoli: perchè l'Io qui diventa insostenibile, onnipresente nel fare le domande e darsi da solo le risposte. In sostanza: si parla addosso, a scapito di quelle belle intuizioni - sull'omossessualità, sulla morale, sul sesso come esperienza completa - che pian piano diventano una vocina in sottofondo mentre fisso il finestrino del bus che mi sta portando al lavoro. Probabilmente prima mi sbagliavo, tutte e tre sono un unico e grande Momento Antonioni di 27 minuti il cui compito è traghettare chi ascolta all'ottima ottava traccia e alla sua violenta conclusione su un beat che, colpo dopo colpo, diventa simile ad un martello pneumatico. La nona è capace di cambiare più volte argomento ma tra la supponente descrizione del ciclo mestruale e il ragionamento sul concetto di fede salverei solo come ha tratteggiato la sensualità della testimone di Geova. L'ultima è pipparola e complicata ma ha il pregio di coinvolgere e tenere in alta considerazione l'ascoltatore.

Infine. Le basi sono cesellate al millimetro, sanno essere un sostegno minimale quando serve o un elemento diegetico forte e ingombrante. Certo non sono particolarmente melodiche e appesantiscono ulteriormente l'ascolto, ma nessuno ha mai detto che questo fosse un disco di musica leggera.

Ora, mi scuso per aver dedicato tutte queste righe ad un disco che, almeno per metà, non mi piace. Mi sono sembrate necessarie, gli Uochi Toki non sono un gruppo da sottovalutare. Negli anni hanno saputo gestire l'egocentrismo imperante che li contraddistingue con ironia, hanno giocato con il linguaggio e si sono meritati la possibilità di dividere i pareri del pubblico. Possono sembrare un pavone morto mentre fa la ruota, un continuo Mamma Guarda Senza Mani, o un Io Io Io urlato dal primo banco, ma spesso le loro canzoni mi hanno divertito come leggere i Peanuts con Bogdan Raczynski in sottofondo. Sono qualcosa di genuino – che solo due che vivono in un paesino tra le colline saprebbero inventare – ricoperto di una glassa intelletualoide, il che li rende un caso più unico che raro. In "Cuore, amore, errore, disintegrazione" hanno calcato troppo la mano (giusto 27 minuti) quando tempo fa avevano trattato l'argomento Lui/Lei con un pezzo dal titolo "Ragazze" che mandava al tappeto tutti dopo soli 3 minuti e 46. Ma questi sono dettagli. La cosa strana è che una mattina sul vetro del bus mi è venuto da scrivere La Solita Roba Alla Uochi Toki. A pensarci bene, dopo 6 dischi e un ep, è la prima volta che lo scrivo.

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La recensione Cuore, amore, errore, disintegrazione di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-09-28 00:00:00

COMMENTI (22)

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  • combat 14 anni fa Rispondi

    ascoltato e riascoltato... Grandissimi!!!
    Lo compro

  • combat 14 anni fa Rispondi

    boh..da riascoltare sicuramente

  • pelodia 14 anni fa Rispondi

    Non sono abituato a commentare dischi. Grazie. Disco magnifico.

  • lagonellavena 14 anni fa Rispondi

    e se rimanessero se stessi?
    che non diventino come gli altri è un valore aggiunto: a mio parere. L'appeal è anche svendere il culo: come il Teatro appunto...

  • whoiswho 14 anni fa Rispondi

    Eh ma non diventeranno mai come il Teatro, per dire. Comunque basta che non diventano come i Virginiana Miller che e' già un gran traguardo

  • nicko 14 anni fa Rispondi

    a me basta sapere che esistono e che ci sarà sempre un testo di Napo a farmi vedere le cose da una prospettiva che non avrei mai considerato. Lunga vita ai Uochi Toki.

  • whoiswho 14 anni fa Rispondi

    Ascoltato: gli manca quell'appeal che serve ad entrare nel cuore della gente. E' un bel disco e piacerà a molti ma non diventeranno mai la band preferita di nessuno

  • lagonellavena 14 anni fa Rispondi

    a me il commento ha fatto ridere un bel po'...
    anche se non noto rallentamenti:
    gran bel disco.

  • rebeelot 14 anni fa Rispondi

    non preoccuparti righini, potrai sempre oscillare il bacino avanti indietro, sollevando e abbassando le sopracciglia in segno di ammiccamento.

  • polaris 14 anni fa Rispondi

    E' veramente b-e-l-l-i-s-s-i-m-o