Stefano AmenBerlino, New York, Città del Messico2011 - Cantautoriale, Alternativo

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Confidenziale. Così è la strada percorsa da Stefano Amen in questo lavoro, che evoca grandi città mentre con la testa siamo ancora seduti nel bar del paese ("la mia piccola città nativa… sembrava che solo lei mi capisse"), a chiacchierare di giornate spese, pensieri spruzzati e considerando le cose così come arrivano, lentamente.

La struttura è essenziale e poggia sulle morbide linee di chitarra di Paolo Spaccamonti, paesaggi country e passaggi d'armonica si sposano alle maniere profonde da cantautore, potremmo citare Johnny Cash o altri eroi americani o ancora schiere su schiere di riferimenti nazionali, ma la percezione di base è che le parole abbiano il sopravvento sulla musica, scrittura interessante e personale, badiamo alle rime e ai concetti e ci abbandoniamo indolenti in quel bar dove si passa tutto il tempo a consumar bicchieri ("chi non beve del vino o liquore spesso è scontento") e ad ascoltare una voce che sa abilmente raccontare, e la lasciamo fare. E mi chiedo cosa sia che mi spinge ad ascoltare "Crack" decine di volte se poi in fondo è una canzone semplice: sarà proprio per quello, per quel perfetto intonarsi in sincronia con i tergicristalli usurati, con lo scorrere delle tende sui binari e col mio dito che solleva continuamente gli occhiali.

La grande capacità di questo disco sta proprio nel riempire gli spazi che dobbiamo riempire, è il gradino che manca, è la sensazione che si ha l'ultimo giorno di ferie e magari piove anche, ma in fondo che importa, qualcosa sarà pure dalla nostra parte.

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La recensione Berlino, New York, Città del Messico di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-04-27 00:00:00

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