Jacopo Gobber L'Estetica del Lavoro 2011 - Cantautoriale, Sperimentale

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Di cosa parliamo quando parliamo di cantautori nel 2011? Di qualcosa che si credeva superato. Invece i cantautori sono tornati al centro della scena.

Nella seconda era dei cantautori non ci sono eroi, ma piccoli maestri di nome Bugo e Dente. E non si cantano grandi amori e grandi ingiustizie, ma il sogno della pensione e i rospi che fanno skate. Di cosa parliamo quando parliamo di lavoro nel 2011? Di qualcosa di superato. In una società fondata sul non-lavoro, capita che quei pochi che un posto ce l'hanno, magari fisso, siano scontenti perché lavorare - mettere i tappi alla nutella, o vincere un concorso comunale - è troppo normale, borghese, banale. Antiestetico. Nella società del post-lavoro ti dicono “Pagarti? E perché mai? Ti sto facendo un gran favore a lasciarti lavorare per me. Se vuoi guadagnare apriti un'azienda tua”. Va bene lo faccio, risponde l'operaio, ma prima ti rubo la ricetta del successo, e poi divento un capo ancora più cattivo di te. È quello che succede quando esisti solo se sei un imprenditore poco onesto o se canti canzoni per fare soldi. 

Di cosa parliamo quando parliamo di cantautori nel 2011? Di qualcosa che per un periodo si è creduto superato. Invece loro – i cantautori – sono tornati al centro della scena. Parliamo di un passato preso, studiato, ascoltato, introiettato e poi smembrato, rivoltato, frammentato e rimontato. Come suoi più o meno celebri colleghi, Jacopo Gobber esibisce conoscenze musicali più che variegate, e l'attitudine a usarle per creare effetti stranianti, e a usarne quante più possibile, travestendosi ora da one man band di strada (“E' arrivato l'arrotino”), ora da cantautore indie schivo e irnico (“McDonald's”. Anche se... ironizzare sul McDonald's? È ancora il caso?), da teen-punk (“Non so fare niente”), da rocker maturo (“Concorso comunale”, “Prevedo la fine dell'astrologia”) o da cantastorie saltimbanco (“Millemilionidimiglia”). Bravo è bravo, eclettico anche, ma ci lascia sempre col dubbio che tanta cinica versatilità serva a mascherare la paura di trovare la sua vera voce e prenderla sul serio.

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La recensione L'Estetica del Lavoro di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-11-23 00:00:00

COMMENTI (6)

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  • 13 anni fa Rispondi

    recensione commenti ci rockit: un po' lenti mi pare

  • 13 anni fa Rispondi

    che succede? haha

  • 13 anni fa Rispondi

    recensione sensata, a parte accostarmi sempre a bugo e dente è un'errore storico (!) : nel 2003/2004 quando ho gettato fuori da casa metamorforsi dente non esisteva; e bugo aveva in circolazione solo dal lo-fi al ci sei che è ben lontano dalle mie produzioni naif, plasticose, che sono più vicine ai blur o barrett semmai

  • 13 anni fa Rispondi

    recensione sensata, a parte accostarmi sempre a bugo e dente è un'errore storico (!) : nel 2003/2004 quando ho gettato fuori da casa metamorforsi dente non esisteva; e bugo aveva in circolazione solo dal lo-fi al ci sei che è ben lontano dalle mie produzioni naif, plasticose, che sono più vicine ai blur o barrett semmai

  • 13 anni fa Rispondi

    Vi prego di non accostarmi più a dente e bugo perchè è un errore storico: quando ho iniziato con metamorfosi nel 2004 dente non esisteva; e bugo aveva in circolazione dal lo-fi al ci sei che è lontano dalle mie produzioni elettroniche, naif, plasticose più vicine a golia e melchiorre che bugo ha distrubuito dopo il mio (impossibile che mi abbia copiato ma anche il contrario)

  • scara 13 anni fa Rispondi

    Il disco è molto bello :)