Magic Secret Room Magic Secret Room 2001 - Strumentale, Sperimentale, New-Wave

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Bello trovarsi tra le mani oggettini alieni come questo. Ebbene si: ogni tanto arrivano anche di queste cose! Si toglie la plastica maldestramente, anche rischiando di rovinare il contenitore e nel cd troviamo… nessuna indicazione relativa al gruppo oltre gli indirizzi di due dei componenti.

Bello!

Forse già un’indicazione di lettura per questo lavoro marcato Snowdonia a partire dalla copertina:u n orsacchiotto primitivo e affamato? un giocattolo per bambini moltopoco turbati? un…un…eehhmmm?!?!

Ripenso a… giochi per bambini pericolosi, atmosfera da uscita familiare per un circo senza gabbie di protezione, intrattenimenti ricreativi nei pressi di ciminiere che dispensano fumi viola.

Mettiamo in play va!

I primi due pezzi: ritmiche e synth vagamente residentsiani - e compiacente tendenza a dissonanze e amalgama caotica - ci introducono nel microclima nel quale sembrano vivere i Magic Secret Room. Un’atmosfera da circo straniato che mi ha riportato alla mente gli United States of America, ovviamente deviati e lordati con sozzumi vari che l’ensemble americano neanche sognava ai suoi tempi.

Si procede così fra intuizioni kraute scarnificate, suonatori bambini con tendenze industriali e imitazioni di Residents senza velleità teatrali.

In “Jerry McQuiete” tutti questi elementi vengono a galla nella maniera più efficace e su una batteria militargarage vengono sovrapposte svisate su tasierine casio e assoli di clarinetto ammalianti in un continum che ci porta al gorgoglio finale.

“Puppet dance hall” ci restituisce quello che ci era stato negato dall’inizio; la voce. Cantato semiserio con reinterpretazione di gorgheggi soul in chiave wave, batteria demodulata e distorsione in finale. Il massimo che si può concedere a questo punto del discorso al pop.

Infatti le successive tracce sono un fade-out in territori scuri. Nulla è concesso.

Quindi ancora percussioni ossessionanti e improvvisazione libera anche se entro certi canoni. Risonanze cupe e giochini di synth; “Gray drops of rain” sembra una divagazione ambientdance del classico canovaccio rock come l’avrebbero potuta interpretare i Wall of Vodoo dopo l’amputazione di qualche arto.

Ancora cupezze… ancora… poi il bellissimo stacco da slap-stick commedy di “VCXIJH”…quindi di nuovo scuro synth, scalette quasi da fisarmonica e tempo tenuto con shaker e bacchette in “Candyzip diving”. Il pezzo si avvia alla fine fra libertà degli strumenti vagheggiata e mai ottenuta. Sembra di sentire la suoneria di un telefono, qualcuno chiama. Ma ben presto anche questa si trasforma in strumento.

Compratevi un cellulare dopo l’ossessivoreale finale. Voglio proprio vedervi.

Buono per la sonorizzazione di una “Mostra di rettili vivi”, ingresso vietato ai maggiori di anni 14.

Fatevi sotto.

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La recensione Magic Secret Room di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-01-30 00:00:00

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