Libra [Veneto] Penso a cose strane 2002 - Rock, Indie, Alternativo

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Giungono finalmente al primo ‘vero’ album i Libra, quartetto veneto innamorato del rock‘n’roll che, come molti altri gruppi della penisola, ha tagliato questo traguardo dopo due ep che sono serviti fondamentalmente come ‘rodaggio’ per la (gliel’auguriamo) lunga esperienza discografica.

13 i brani in totale che vanno a comporre questo “Penso a cose strane”, disco che, diciamolo subito, va ‘a corrente alternata’; si parte benissimo con una tagliente “Immaginare che”, traccia con azzeccati sprazzi emo che sfodera un’invidiabile ritmica; la successiva “Quando nascerà il sole” è una reprise del primo ep (mi chiedo: perché rimettere mani a cose già fatte in altri periodi?) e, pur apprezzando il tentativo (riuscito) dei nuovi arrangiamenti, la voce di Alberto stona nel ritornello… peccato! I Nostri si riprendono però nella successiva “Immaginare che”, nervosa e sonica al contempo, con grandi chitarre a segnare il passo, ma con la voce di Alberto incomprensibile (ancora: perché?). Segue “Ogni giorno così”, altra bella canzone sulla falsariga dell’opener che anticipa “Respiro”, ballata carina ma nulla più; continuando, ecco l’altra reprise dal primo demo, “Ad ogni costo”, qui più arrabbiata e con chitarre grattuggiate, ma rimane invariata la domanda del sottoscritto posta qualche riga più sopra.

Ma il quartetto non si fa intimorire e riprende il volo con “Autodestroy”, episodio che affonda la sua (bella) melodia nel noise ma con la voce sempre lì in basso; subito dopo parte “Tutto a domani”, altra ballata che ci sembra, però, decisamente più riuscita della precedente, vista la parentela con certa psichdelia di matrice scozzese. “Vedo cose” - che fa il paio con “Non ho fiducia” - fa invece bella mostra di chitarre sferraglianti e ritmiche aggressive, quasi a dimostrare che i Libra hanno più d’una carta da giocare quando si tratta di correre. Eppure, il blues notturno di “Autogrill” e la psichedelia di “Sei l’unica cosa che voglio” ci dice che i ragazzi sanno scrivere bellissime canzoni anche quando rallentano il ritmo e preferiscono sperimentare soluzioni per loro inedite.

Tutto sommato, quindi, questo cd merita ampiamente i 9€, o poco più, richiesti per l’acquisto; peccato solo per il trattamento della voce, messa sempre in secondo piano e considerata strumento accessorio. Sarà pure una scelta ragionata, ma non bastano solo le chitarre per fare un disco rock pienamente riuscito.

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La recensione Penso a cose strane di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-02-07 00:00:00

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