The rampage El Gringo 2012 - Rock'n'roll, Indie

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Tra lo stoner di Kyuss e QOTSA e l'hard rock chart dei Foo Fighters

Grand Canyon, Arizona. Nel mese di Agosto è sconsigliato avventurarsi nella “gola degli Stati Uniti”, i quaranta gradi e la spossante umidità causano disidratazione e giramenti di testa anche al più accorto degli esploratori, l'esposizione al sole è inevitabile, il sudore cola dalla fronte alle ginocchia e la sensazione di stanchezza accresce ad ogni passo. Uno straniero, incurante dei pericoli che le rosse rocce emanano, marcia lento, caricato sulle spalle il peso delle troppe sigarette, spostando di tanto in tanto la larga tesa del suo cappello per tergere le gocce di alcool che gli grondano sul viso. Decide di riposarsi su di un masso, due sorsi dalla fiaschetta poi il suo orecchio viene raggiunto da ruggiti distorti, come se più branchi di fiere si dirigessero verso di lui a gran velocità, l'uomo trasale e dopo qualche minuto realizza che il rumore non si avvicina ma è costante in lontananza. Le impennate di suono ruvido sono ora più nitide, mischiate a un grido e spinte in alto a colpi di tamburo. L'uomo decide di seguire quel suono e muove i suoi stivali lungo la sponda nord dello strapiombo che sotto di lui silente inquieta, avvicinandosi sempre più a quello che, causa il torrido clima, sembra solamente una sonora allucinazione. All'orizzonte, sull'altra sponda del canyon tre sagome scure si delineano a poco a poco, il gringo non realizza, si stropiccia gli occhi con un fazzoletto nero di terra ma la visuale non cambia, poi in un lampo di lucidità esclama:”stanno suonando del rock laggiù!”. The Rampage si traduce come “comportamento violento” o “aggirarsi infuriato” ed è questo l'unico nome che lo straniero riesce a dare ai tre musicisti che nonostante la canicola opprimente si dannano l'anima sugli strumenti oramai fradici ma rabbiosi di elettriche scariche.

Una dopo l'altra le tracce di “El Gringo” marchiano a fuoco la pelle di noi già ustionati dal sole dell'America. Il suono non compare chiaro, pulito, ma si genera dal terreno sotto i piedi di chi lo ascolta come scosse di terremoto. Il power trio abruzzese sfodera un album che si potrebbe collocare a metà strada tra il mondo “stoner” dei Kyuss e Queens of the Stone Age, anche se senza lo stesso sottofondo terrorizzante e angoscioso e quello più recente da hard-rock chart dei Foo Fighters per la fruibilità della melodia. Notevole la traccia numero due "My Bad Mirror" che sembra uscita fresca fresca dalla testa di Josh Homme (certo senza la sua voce, per non parlare della pronuncia inglese, chiaro), come anche "Tales of a Bloody Brother" e "Silverchain", "You Control Me" invece probabilmente è stata scritta dopo l'apparizione in sogno di Dave Grohl e non ha nulla da invidiare alla stragrande maggioranza di ciò che si ascolta in ambito rock negli U.S.A.

Il suono dei Rampage col volume a palla ha la compattezza necessaria per rendere musicale tutta la potenza di fuoco di un intero arsenale, il gringo sull'altra sponda dell'assolato canyon l'ha capito ed ora scuote la testa come in preda ad un raptus folle scatenato dalle gettate di terra mista a vento bollente che arrivano dagli strumenti musicali a pochi metri da lui, balla il gringo, salta e fa headbanging senza freni, incurante del sole che lo sta lentamente cuocendo come una bistecca. La fine de El Gringo è trasognante, come suono di fantasmi che ti sfilano il senso dell'udito da sotto i sudati capelli lunghi e non lo restituiscono fino a che la musica non rimetterà le cose a posto, ovvero riporterà in vita lo straniero danzante, morto dal troppo rock n'roll sotto i colpi del solleone.

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La recensione El Gringo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-04-13 00:00:00

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