Quigoh Le Tue Parole 2012 - Cantautoriale, New-Wave, Alternativo

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Pennellate new wave per dar forma ai demoni. Ripartenze.

Quante pennellate di nero servono per finire la tempera nel tubetto?

Alla penna di Roberto Sarno, leader dei Quigoh, sono bastate dodici pennellate, tenui ma intrise fino in fondo nel colore, per cercare di buttare fuori da sé il nero che teneva dentro o almeno per cercare di definirlo e dargli forma. E allora la piccola tela viene percossa di colori, suoni, pensieri, sensazioni e a tutto questo si unisce una parte più materica fatta di piccoli frammenti di vita vissuta, mai definiti ma sufficienti a far calare l’ascoltatore nell’atmosfera. E se il punto di partenza viene chiaramente delineato in “Io sono qui” con : “Io sono qui, appoggio la mia fronte al muro / guardo giù lacrime cadere nel buio respiro lentamente e il mondo vibra intorno”, forse il vero concept dell’album è la ripartenza che permea tutto il progetto. Se infatti le liriche lasciano intuire una ripartenza in tutti i sensi del leader della band, una volta data forma ai propri demoni, il progetto stesso diventa LA ripartenza.

Ripartenza da quei palchi che Roberto non calcava da 20 anni, finita l'esperienza con i Dive. Ripartenza per i Quigoh che, dopo un primo tentativo in inglese, si propongono in italiano, la lingua più naturale per pennellare i demoni e lasciarsi l’agio di osservarli dall’esterno. E forse, per mettersi a nudo fino in fondo, occorre avere la capacita di mettere fuori ciò che è stato, per ripartire occorre essersi fermati.

Del suo periodo di pausa Roberto dice che pur avendo abbandonato la musica suonata, non toccando neppure più alcuno strumento, ha “ascoltato moltissimi CD e visto un bel po’ di concerti", come dice nella biografia. Questo è pienamente riflesso nella stesura musicale, che parte da una scrittura che può magari avere qualche eco new-wave per poi infilarsi negli ultimi vent’anni di musica italiana.

Forse per la mano di Cesare Petricich (chitarrista dei Negrita) alle macchine di registrazione sin dai primi passi di questo lavoro, viene facile sentirne qualche eco nelle chitarre e in una certa apertura radio-friendly dei pezzi, anche se la struttura portante in più di un caso il ricordo riporta i (mai troppo rimpianti) Scisma o, in veste più attuale, gli Intercity. Se è una ripartenza, ora il primo casello è stato raggiunto.

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La recensione Le Tue Parole di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-03-05 00:00:00

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