Manolibera Come una brezza leggera 2013 - Cantautoriale

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L'amore in tre atti: pop, esercizi, volume due

Come direbbe Manuel Agnelli, “ci sono molti modi”. E in questo caso ci sarebbero stati molti modi, differenti, per declinare i pezzi di questo piccolo lavoro di tre brani. Lavoro, perché chiamarlo ep lo sottoporrebbe ad una critica ben più serrata quando invece il materiale presentato risulta acerbo e con molti punti su cui lavorare.

Avevamo lasciato i Manolibera a parlar di crisi, disillusione e fatica dell'affrontar il quotidiano in salsa minima cantautorale, e ce li ritroviamo con un mini-concept di tre pezzi sul tema dell'amore con degli arrangiamenti un po' più complessi e una batteria a dar ritmo al tutto.

Ed invece il ritmo quello che, nonostante l'elemento in più, sembra mancare. Come un buon segno, che parla dell’inizio di una storia, sembra una ballad tra il primo Zucchero e Grignani, senza però averne la forza e la necessaria incisività del ritornello, come sottolineato da una chitarra ritmica che scorre monocorde sull’intero pezzo che ha solo un guizzo sul finale, con una manciata di note di assolo/coda. Involontaria spero la citazione di Dente di "Beato me" con il verso “fatti bella e vieni qui”, altrimenti ci sarebbe ben poco da chiedersi sul perché questa storia nasca e finisca in soli tre pezzi. "In noi all’eterno", pezzo debitore più di altri di certo rock-italiano anni novanta, la situazione invece c’è un piccolo risveglio dell’arrangiamento prima del ritornello che farebbe intendere una reale apertura ma le nostre speranze vengono ben presto fugate (e tradite). Un’altro scoglio poi si frappone all’orizzonte, quello delle parole tronche, che portano a risultati quantomeno discutibili nella ricerca della rima impossibile. Il pezzo forse più convincente, pur con i suoi limiti, sopratutto di suoni è l’ultimo, “Non è colpa mia”, grazie a quell’hook di finta (?) fisarmonica che, volente o nolente, resta in testa, supportando anche il ritornello.

I Manolibera a mio avviso devastano quanto di buono si poteva dire sul loro precedente lavoro, forse alla ricerca di una soluzione più pop e "spendibile". Il lavoro di arrangiamento qui è cresciuto come mole, i testi sono divenuti forse più personali e meno generalisti ed anche la registrazione non è più in presa diretta. Forse, data la complessità dell'obbiettivo una maggior attenzione dalla composizione al risultato sarebbe stata necessaria.

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La recensione Come una brezza leggera di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-02-08 00:00:00

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