Echopark Trees 2013 - Pop

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Annacqua linee melodiche definite, sovrappone voci e pensieri in bilico su sfumature di colori. Non male per uno cresciuto nel paesino dei Negramaro.

La storia di Echopark è simile a tante altre: un ragazzo lascia il sud Italia quasi disgustato per provare a star bene da un’altra parte. E nella sua stanza di East London, piano piano, prende forma un disco tra la scrivania e il letto. Chiamatelo lo-fi, da cameretta, intimo: non ci interessa. Quel che è importante è che "Trees" è un disco bello, in cui i brani sono stati catturati e cristallizzati come farfalle, nel momento in cui venivano alla luce. Echopark annacqua linee melodiche definite con pennelli intinti nell’elettronica, sovrapponendo strati di voci e di pensieri per creare acquerelli di canzoni che si reggono in bilico su sfumature di colori, come gli alberi destrutturati nel caleidoscopio della copertina.

Qualcuno ha descritto il disco d’esordio di Antonio Elia Forte come ‘raggi di sole in forma di musica’, e anche se è una definizione un po’ naïve, credo calzi a pennello: pezzi come “Teleportation” sembrano animare le piccole luci che tremano tra i rami e rimbalzano sulle tende della tua stanza, mentre altri come “Mountain” o “No Time to Riot” riescono a ricordare le ore della vita in cui tutto è fresco, facile, libero. Come lo stesso Echopark ha raccontato, "Trees" è un disco nato nei weekend liberi: una circostanza temporale che è quasi una dichiarazione di poetica.

È anche un disco che riaccende la nostalgia al sapore di Yuppie Flu, ma è da mettere sullo scaffale accanto a quelli di Porcelain Raft e Banjo or Freak Out (per rimanere in tema di italiani scappati via). Non male per uno cresciuto nel paesino dei Negramaro, no?

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La recensione Trees di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-05-10 00:00:00

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