i Rudi Tre pezzi di routine 2013 - Soul, R&B, Garage

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Un esordio notevole. Una boccata d'aria fresca nel panorama mod italiano

Una boccata d'aria fresca. Ecco cosa sono I Rudi, power trio mod, nato sulle orme di giganti come gli Small Faces (per quanto riguarda la composizione dei brani) e degli Who (evidente la loro influenza nei cori). Un’operazione paragonabile a quella che sta conducendo con successo da qualche anno in Inghilterra un certo signor Miles Kane, autore di uno dei dischi dell’anno. Ma qui, rispetto alla musica del ragazzo d’oro inglese, non ci sono le chitarre: I Rudi sono basso e voce, tastiere, batteria. Una formazione che inevitabilmente guarda di più alle radici northern soul e agli ammiccamenti ska (appena appena: una propensione che si mantiene sempre nei confini del soul alla Gloria Jones e non sconfina mai nel genere, ormai troppo inflazionato da prodotti di scarsa qualità) dei modernisti degli anni 60 e 70, ma senza scadere mai nell’ironia così italiana (in senso deteriore) che ha sempre caratterizzato band nostrane come gli Statuto. No, I Rudi, come promette il nome, si prendono maledettamente sul serio, senza essere mai seriosi e pesanti. Un piccolo miracolo dovuto a diversi fattori: la capacità di saper scrivere canzoni che siano anche orecchiabili; cambi armonici notevoli e decisi; dei testi belli e veri nella loro semplicità e nel tratteggiare scene e sentimenti di vita quotidiana (“Routine”, una storia qualsiasi che finisce; “Anna”, il rimpianto dell’adolescenza finita e degli anni di scuola; “Nei confini”, la sensazione di non appartenere al mondo d’oggi); un grande sound; un tastierista che levati; cori perfetti (si sentono raramente così corposi, dalle nostre parti); una sezione ritmica potente ed efficace che non perde mai di vista il suo scopo esistenziale, e cioè far ballare.

Anche i Rudi (a proposito, è ovvia la citazione dai Rude Boys, no? Gli equivalenti giamaicani dei Mods) hanno tuttavia le loro pecche, anzi una: la voce, che ha timbro davvero bello ma si sente che fatica un po’. Niente comunque che un po’ di lezioni non possano curare.  Nel complesso, quindi, promossi, quasi a pieni voti. E come dicevo all’inizio, davvero una boccata d’aria fresca, nell’asfittico panorama italiano degli ultimi anni.

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La recensione Tre pezzi di routine di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-12-18 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • lfdm 11 anni fa Rispondi

    mitici rudi! ...tra l'altro il loro tastierista è anche un ottimo suonatore di maschera+boccaglio! ;)