Black Mirrors La vita sul serio 2013 - Rock, Crossover, Punk rock

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A volte ritornano. I Black Mirrors sono di nuovo in pista dopo più di trent’anni e si fanno produrre da Dandy Bestia.

Certe storie non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. I Black Mirrors, per esempio: la genesi nel 1979, quando il Muro di Berlino sembrava indistruttibile e il corpaccione di Johnny Rotten cominciava a imputridire tra le acque del Tamigi. Segnale di un punk moribondo, ipotesi che, nel Belpaese, teneva sulle spine i fan di Anna Oxa. A Gabriele Gatti e compagni, immersi com’erano nella fetida provincia marchigiana, non rimaneva altro che fare spallucce: concerti, radio libere, impegno e caos creativo il pane quotidiano, da riverberare sopra un palco e ovunque ci fosse bisogno di energia da liberare. Poi il cigno canta, ma inutilmente: un silenzio lungo trent’anni si frantuma sui fasti della reunion del 2009 e su di un disco che formalizza il ritorno. E forse non ci credono nemmeno loro, che nel frattempo, oltre a mettere su famiglia, hanno dovuto ingoiare di tutto: dalla globalizzazione alla scomparsa della sinistra, fino alla disgregazione della classe operaia.

“La vita sul serio” serve a ricomporre pezzi di storia e tornare sul luogo del delitto, per accorgersi che tutto è cambiato. In peggio. Gli eroi sono giovani e belli ma muoiono ammazzati (la title-track è dedicata al poeta e rivoluzionario sandinista Leonel Rugama, peraltro ritratto in copertina), il Vaticano trama come sempre, i politici sono fuori dalla realtà (l’orecchiabile “Choosy” è tutta per l’ex ministra Elsa Fornero), i palestinesi guardano il cielo e aspettano che qualche bomba finisca loro in testa, come tradizione impone. I Black Mirrors cantano un mondo impazzito, reso amaro da testi impietosi (al netto di qualche puntina di retorica), il punk è l’arma usata per sparare nel mucchio: il suono è rozzo, grezzo e volgare (con Fabio Testoni aka Dandy Bestia alla consolle, non poteva essere altrimenti), allentato da una puntata in direzione crossover, quella di “Anarchy in VK”, poi ripresa anche in chiave dub. La voce di Giorgio Tinelli domina, la possente cover di “Stalingrado” è lì a dimostrarlo, mentre il resto della band pesta che è un piacere, nemmeno stessero ancora lì a dichiarare guerra ai brufoli. Da pogare al centro sociale preferito o da qualsiasi altra parte dove qualsiasi forma di combat-rock sia ben accetta.

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La recensione La vita sul serio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-08-21 00:00:00

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