BThenD The light of the rain 2014 - Sperimentale, Indie, Pop rock

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Sette brani che suonano come un incrocio fra Suede, Shed Seven, Stone Roses e Paul Weller. Brit pop allo stato puro.

I B then D esistono da un sacco di tempo. Incredibile, perché io non sapevo minimamente chi fossero, e invece dalla loro bio leggo che sono attivi dal ’89 e che, l’anno seguente, uscirono con la prima demo, seguita due anni dopo dalla seconda. Poi la vita, gli spostamenti dei membri, i trasferimenti e tutto il resto. Dopo un bel po’ di tempo la band torna con “The light of the rain”, titolo immaginifico e quasi psichedelico, sette brani che affondano le proprie radici nel brit pop, senza dimenticare episodi di fattura e sound più “recente”.

Prendiamo ad esempio la opener “To the seaside”, un’autostrada assolata sulla quale correre, svuotati da qualsiasi preoccupazione, solo giri di accordi freschi e circolari, accompagnati da una batteria concitata e secca, o la seguente title track, che assume forme alla Suede, melodie brit schiaccianti e coretti che ti entrano ben presto in testa. “That’s no life” si fa invece più ludica e giocosa con i suoi ritornelli scanzonati e man mano che ci si avvicina alla fine del brano possiamo sentire echi di Stone Roses che si affacciano sulle chitarre, seguito da "How have you come to know you?”, figlia di Wilco con quel sound mai invadente e rotondo che sembra volermi accompagnare in un lungo viaggio in macchina. E’ come tornare nell’Inghilterra degli anni ’90 con “Sad soul” e quel basso frenetico, una miscela fra Smiths, Shed Seven e l’elettrica di Paul Weller, la voce che si stende sulle melodie in maniera discreta, quasi secondaria, senza mai esagerare. “The cold silence of your heart”, che ricalca lo stile dei Madness, e “Andy’s works”, che sembra intonata da Rick Witter, brano più sperimentale rispetto ai precedenti, a tratti psichedelico, chiudono il lotto.

L’amore della band per certe sonorità riconoscibili è evidente e per gli amanti del genere sarà come tirare un sospiro di sollievo sapere che ancora qualcuno sforna soluzioni di questo tipo e anche se il rischio di suonare un copia incolla dei sopracitati è altissimo, i B then D riescono ad aggirarlo, complice la mezzora scarsa del disco e una leggerezza scanzonata di fondo che tutti i pezzi riescono ad infondere. Non sarà l’avanguardia pura, ma per me è decisamente una bella prova.

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La recensione The light of the rain di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-07-22 00:00:00

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