Baby Jane s/t 2004 - Rock, Noise, Alternativo

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Inutile nasconderlo: mi aspettavo di più. Molto di più.

Ho sempre avuto una buona considerazione delle potenzialità dei Baby Jane, per questo attendevo una sorta di consacrazione in questo che rappresenta l'esordio ufficiale. La delusione invece accompagna qualche smorfia di disappunto durante l'ascolto di un lavoro che è solo ulteriore transizione verso un ipotetico compimento artistico che al momento sembra lontano. Sei brani più un fantasma elettronico. Sostanzialmente tutto al posto giusto. Niente di brutto. Niente di sbagliato. I Baby Jane sanno come costruire le loro canzoni, quasi a rispettare uno schema. Afferrano i Sonic Youth e li alleggeriscono con il peso della melodia pop, curiosando tra punk sonico e Ustmamò, fino a spingersi alla ricerca di linee evocative a sfiorare i CSI. Quasi impeccabili. Mai inaccessibili, mai eccessivamente semplici. Un vigore chitarristico che si scontra con arrangiamenti tenaci, in costante tensione tra distorsione e armonia. Un suono vigoroso che scorre spesso sott'acqua, purtroppo la tenuta stagna non sempre è garantita e le emozioni si annacquano fino a disciogliersi completamente nella mancanza di incisività. Nulla è brutto, eppure la noia prende il sopravvento. Nessuna sorpresa, solo lunghe onde languide in cui tepore e violenza si annullano vicendevolmente, incapaci di far vibrare l'interesse. I testi cercano la strada della poesia urbana, tra immagini decadenti, oppressioni esistenziali e ricerca di leggerezza, ma il risultato è pretenzioso e finisce con l'appiattirsi. Anche la scelta di sfumare i contorni della voce, mantenendola rinchiusa tra echi ed effetti, confonde e attenua l'intensità di una vocalità femminile che meriterebbe di essere valorizzata al di fuori dei suoni. Fatta salva la meravigliosa atmosfera evocativa di "Anime Anonime", ricolma di ascetico stupore ferrettiano, i Babyjane mancano quasi totalmente il bersaglio, rimanendo ancorati ad un'attitudine che fatica ad essere attuale e che non dimostra abbastanza spessore per diventare interpretazione del passato.

Di nuovo, aspettiamone la maturazione.

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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-02-11 00:00:00

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