Lenula Niente di più semplice 2016 - Rock'n'roll, Rock

Niente di più semplice precedente precedente

Psichedelia e versi sciolti a braccetto nello stesso disco. Si reggono su questo binomio ibridi creativi che spaziano dall'analisi della realtà ad autentiche epifanie oniriche

Quando la spinta alla sperimentazione si trasforma in stilema compositivo, succede che si riesca a mescolare i Doors con la voce di Capossela e Tom Waits, mettendo sul piatto ibridi creativi curiosi ma convincenti ed efficaci. È questo il ballatoio che collega le undici stanze di "Niente di più semplice", opera seconda dei Lenula.
Il trio brindisino nato nel 2007 disegna un disco in bianco e nero in cui le tastiere di Ciro Nacci sono una colata di acqua ragia che scopre la psichedelia, fondale sul quale fluttuano i testi sciolti di Gabriele Paparella, difficili da imbrigliare, cadenzati da o che sono quasi u, da acuti grattati e versi gridati, da frasi sussurrate e dal tono ironico con cui si sferzano i lati caduchi e grotteschi della realtà.
Come in “Senza stanze per nascondersi”, dove il ritmo aspro accompagna una critica all’economia del più forte, in cui c’è uno che ha le tasche troppo piene e accanto un altro che ha troppa fame. O come in “Mostri”, potenziale colonna sonora di un videogioco sui supereroi Marvel – il pezzo più riuscito del disco – in cui il motivo sonico ricercato correda un testo che spara a zero sui teatrini odierni, televisivi e politici – che spesso coincidono nei “falsi uomini illustri lucidati a mostri” – e sul monopolio radiofonico che fa da sottofondo pop all’anno che se ne va.
Dall’àncora reale si passa alle atmosfere oniriche e cartoonesche di “Primo giorno di scuola”, in cui i sogni sono anelli da portare al dito, Lucifero luccica, il blu si allunga e i fiori cantano sopra la terra in un ritmo che alterna il “tacco e punta” ad acide scale distorte. Il principale riferimento tematico e immaginifico dei Lenula sembra essere quello astrale o celestiale. Ricorrono in quasi tutti i brani il sole, il cielo notturno, le stelle e la luna che si rincorrono e bruciano.
In “Anime” il fondale percussivo dà un tono cupo e sciamanico al pezzo – motivo che si ritrova negli intermezzi di “Niente di più semplice” – tracciando come dietro a un vetro opaco il rumore delle anime che si perdono sul dorso delle tenebre. Tra enuance blues e gentil groove, i Lenula si appigliano a colonne musicali sicure (gli Area, i Led Zeppelin) ma le decorano con un'intelligente spinta alla sperimentazione: è un legame indissolubile che si rinnova nella sua spensieratezza, negli spigoli lievemente smussati, nel suono rotondo.

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La recensione Niente di più semplice di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-05-10 09:00:00

COMMENTI (2)

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  • lenula 8 anni fa Rispondi

    we Fabiosky....!?
    un abbraccio a tutti voi!!!

  • fabjoskij 8 anni fa Rispondi

    Grandissimi Lenula!
    un abbraccio dal Fuorimano (Opificio delle Idee)!!!!