Giancane Ansia e Disagio 2017 - Folk, Pop rock, Neomelodico

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Pochi ornamenti per convogliare un messaggio che emerge più diretto che mai da ogni singolo brano dell'album. Un disco non adatto ai perbenisti

Tentar di parlare di Giancane seguendo regole o modelli precostituiti risulta difficile, a tratti pressoché impossibile. Al secolo Giancarlo Barbati, Giancane è un carnevale e, come a carnevale le maschere servono per sovvertire le gerarchie, il re diventa schiavo e il povera si innalza a re, così la sua musica diventa un’epifania: smaschera e massacra tutti gli stereotipi, i cliché dell’odierna società e lo fa in maniera così irriverente, così insolente che potrebbe irritare i più. Eppure, la sua scrittura così personale, semplice e immediata ti impedisce di farlo perché finisci per dargli ragione. 
Il messaggio del suo nuovo lavoro, seguito di “Una vita al top” pubblicato nel 2015 è talmente impattante che ci basterebbe la copertina per scoprirlo. Si tratta infatti una riproduzione de La Settimana Enigmistica  e il booklet al suo interno contiene 11 giochi, uno per ciascun brano del disco. Il tema è l’“Ansia e Disagio”.

Le tracce, seppur stilisticamente differenti, coadiuvate dai temi trattati, contribuiscono a dare organicità e compattezza a tutto il lavoro. Si parte subito forte con “Intro”,  un bluesaccio acido alla Bud Spencer Blues Explosion, dove la soluzione ai primi sintomi di disagio è una Peroni da 66cl. Subito si cambia registro e si inizia a ballare in “Non sono ricco”, in cui il protagonista fa un elenco di molte caratteristiche di chi non nasce privilegiato. Dopo aver vomitato anatemi contro “maschietti froci della Nike” e “cosplayers che a quarant'anni vanno in giro come solo i ritardati” che si fa? Si manda allegramente affanculo tutti. “Disagio” è una rabbiosa reazione contro talune persone che sentendosi come Gesù nel tempio, dispensano consigli e sputano sentenze con il solo risultato di aumentare, sistematicamente, la dose quotidiana di disagio.
“2 volte 6” è un crocevia tra gli 883 (a chi non viene in mente Pezzali per l’interpretazione?)  e “Siamo solo noi” di Vasco nel sound. È una sentita ballata d’amore impregnata di suoni anni ’80, gli stessi suoni utilizzati per criticare gli stessi 80’s in “Limone”. Quest’ultimo è un brano che, scimmiottando in via del tutto concettuale i Thegiornalisti, cerca di mettere a fuoco il lato meno luccicante e brioso di quegli anni. L’attenzione si sposta con criterio su temi che sono stati quasi del tutto oscurati dal nuovo itpop italiano, intento a coglierne gli aspetti più esuberanti e nostalgici ( “bello anche l'AIDS trasmesso clandestinamente, strane passioni nei bagni della stazione e poi tutti in fila al Sert per una goccia di metadone” ). Nonostante la complessità dei temi trattati, "Limone" è un pezzo godibile e trascinante, specie nel ritornello, dove vengono passati in rassegna tutti i must del “decennio buio” del Novecento ( “e la radio passava gli Stadio e poi Ron, Vasco Rossi, Venditti e il Re Simon Le Bon. Le rapine col Si e le spade allo zoo, Postal market nel cesso al gusto YouPorn” ).

“Odio i bambini” è giocata volutamente sull’ambiguità del testo. Giancane in realtà non odia quelle povere creature bensì “i genitori del cazzo” e la loro maniera assurda e bigotta di educare (o meno) i loro figli. “Adotta un fascista”, con quell’intro a là “These boots are made for walking” è un piacevole duetto con un altro esponente della nuova generazione cantautorale romana, Lucio Leon. “Buon compleanno Gesù”, da cantare rigorosamente durante il cenone della vigilia, quando si è un po’ tutti alticci, ricordando il nuovo canzoniere natalizio inaugurato dagli Zen Circus. In maniera goliardica vengono narrate 4 piccole storie, 4 momenti in cui tutti ci siamo imbattuti  almeno una volta nella vita. Un simpatico teatrino familiare con momenti grotteschi ma quanto mai veritieri.
Un afflato di synth apre la canzone che meglio descrive il male degli anni zero: l’ansia, l’attacco di panico. “Ipocondria”, impreziosita  dal featuring del rapper Rancore, passa in rassegna tutti i sintomi di un attacco di panico prima di imbattersi in un refrain orecchiabilissimo e che difficilmente va via dalla testa. Potrebbe essere il manifesto poetico dell’album e di una generazione intera: “È solo ipocondria questa mia nostalgia”. I ritmi divengono più vorticosi e “Ipocondria pt.2” segue lo stesso fil rouge della precedente con la variante quasi techno nel sound che apre la strada all’ultima traccia dell’album, “L’amour toujours”, cover del celebre brano di Gigi D’Agostino.

Insomma, "Ansia e Disagio" è un disco semplice e immediato, dal forte impatto. Pochi fronzoli, pochi ornamenti (ma meglio così) per convogliare un messaggio che emerge più diretto che mai da ogni singolo brano dell’album. Scrittura lineare, ma non per questo banale. I perbenisti storceranno il muso, ma alla fine chissenefrega? Questo disco non è stato pensato e scritto per loro, anzi, per prendersi gioco di loro e dei loro luoghi comuni. Giancane dimostra maturità e padronanza di mezzi, il che gli permette di muoversi tra con numerosi generi musicali. Dissacrante e concreto.

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La recensione Ansia e Disagio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-02-12 09:00:00

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