Bradipos IV Surf sessions 2005 - Strumentale

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I Bradipos IV sono un gruppo formatosi alla fine degli ’80. Hanno pubblicato un bel po’ di materiale sotto forma di singoli, compilations ed album, sia su supporto digitale che sul buon vecchio vinile.

Ascoltando il loro surf rock strumentale sento pezzi che non sfigurerebbero come sottofondo in un film di Tarantino, ma che posti in un contesto non interdisciplinare vedono l’impatto scemare. In effetti il disco è caratterizzato dalla scarsità di linee melodiche incisive, quelle che spesso trasformano la base di una canzone in una canzone completa. Inoltre gran parte delle tracce sono permeate da una ripetitività stilistica quasi masochistica, qualità che a volte si fatica a perdonare anche ad opere dichiaratamente monotone se non adderittura iterative come quelle di Terry Riley, Steve Reich e cricca; figuriamoci ad un gruppo surf cui manca per scelta stilistica la vena sperimentale che riesce a destare interesse nei minimalisti. Non per nulla ritrovo il quartetto nei suoi minuti migliori: “Night on the vesuvius” e la cover di “Summertime”, unici momenti in cui viene inserito un solo di fiati. Il resto, pur non risultando affatto spiacevole, fa tappezzeria, fa ambiente, caratterizzerebbe una mostra di fotografie d’epoca, un cortometraggio o anche solo una serata in un pub con gli amici. Messo nella mia cameretta, tra i passaggi di batteria ripetitivi, gli accompagnamenti di Hammond e le chitarre legatissime ai parametri sonori sixties, “Surf sessions” non riesce ad imporre altro se non il prematuro cambio di CD.

Tempo fa Franco Battiato imputò la stagnazone del mercato alla sovrapproduzione musicale. Basta avere la fortuna di possedere una copia dell’“Art takes a holiday”, opera firmata Attilio - 1989 - per capire che nulla può esser più superfluo in Italia, nemmeno un gruppo di surf strumentale. In effetti se Matteo Garrone ha inserito i Bradipos IV nel suo “L’imbalsamatore”, un motivo ci sarà, per lo meno sono tra i migliori per questo genere in Italia, se non adderittura i migliori.

Il tarlo però si sente ancora leggermente, non essendo certo una scena surf la proposta che riporterà a galla il mercato delle registrazioni musicali in Italia. Ma sicuramente non è questo il contesto migliore per apprezzarli, bisognerebbe andarli a vedere durante una esibizione dal vivo, contesto sicuramente più consono al genere proposto.

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La recensione Surf sessions di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-04-18 00:00:00

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