Massimo Morelli Il Vento 2018 - Cantautoriale, Rock, Folk

Il Vento precedente precedente

Un disco che guarda al classic rock americano e la cui scrittura non contiene l'infuocato magma del rock. Di sicuro ben suonato.

Un disco dall’attitudine rock, sognante e ribelle” – prendendo in prestito le parole del suo autore – che ci appare piuttosto come una creatura con la testa rivolta al pop. Sebbene, dal punto di vista musicale, la sua chioma sia sporcata dal rock, tra echi springsteeniani e rapidi accenni al folk, i testi ci appaiono poco efficaci a contenere l’infuocato magma del genere. Il risultato è un lavoro che salta abilmente tra le pieghe del rock “american style”, scendendo a patti con il pop nel songwriting; e la creatura diventa un animale a due teste. Ci troviamo, in effetti, di fronte a canzoni in cui voce e chitarra lasciano la loro impronta, ma le cui parole rappresentano l’identikit di un artista alla ricerca della sua identità.

“Il vento” contiene sei pezzi. S’inizia con la melodia tirata di “Incoscienti e affamati”: imprendibile quadretto dall’umore instabile, quando si fa i conti con la giovinezza incosciente e famelica. Non resta che scrivere canzoni per dare senso alle cose, per affrontare il tempo che avanza, ma dentro allo scorrere degli eventi non c’è movimento, solo un tenace “stare”. Il ritmo rallenta, si distende, e la voce descrive la bellezza di un “angelo”: una visione rasserenante, consolatrice in mezzo alle storture del mondo. Come quando è estate e la fantasia sostituisce la realtà, ma lo storytelling non fa presa e nel momento in cui la musica ci fa volare, le parole si fanno ordinarie (“Vola estate vola”, “L’albero”). Così si torna al passato, si ripensa a ciò che fu, con il rimpianto di aver perso tempo, di aver vissuto invano “quegli anni lì”. La libertà ha il sapore del vento, ed è l’unica condizione di felicità.

L’ascolto del disco rivela con molta chiarezza le sue coordinate sonore: da una parte la tradizione del classic rock americano, sinceramente ben suonato, dall’altra una scrittura che a volte non si aggancia alla musica che la accompagna. Ne consegue l’idea di un disco non illuminante ma in cui esperienza e mestiere certo non difettano. E per oggi con la musica la chiudo qui, ora giudicate voi.

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La recensione Il Vento di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-11-20 00:00:00

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