Noi Nati Male Imprevisti 2005 - Rock, Alternativo

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Sgombriamo subito il campo da un equivoco. Paolo Benvegnù qui non c’entra niente. Certo, quello che vedete scritto dopo le parole “produzione artistica” è il suo nome. E non si tratta di un omonimo. Solo che se cercate una band che abbia qualcosa a che fare colla sua ispirazione, qui siete fuori strada. I motivi che hanno portato Benvegnù a produrre e suonare questo secondo cd dei Noi nati male restano oscuri e non pervenuti.

Qual è il mondo dei Noi nati male, allora? Quello dell’“allegro toscano”, particolare declinazione dell’essere umano e del toscano in particolare che si propone come forzatamente allegro, spiritoso per contratto col mondo, ironico coatto (nel senso italico, non romanesco) e che al contrario è costituzionalmente alieno dal benché minimo senso dell’umorismo. I lontani parenti dei Noi nati male possono essere rintracciati nel pop rock di plastica degli allegri emiliani Steve Rogers band (quelli di “Alzati la gonna”) e nelle fini battute di Carlo Conti (sì, l’allegro presentatore tv). Quattordici canzoni per totale di un’ora (la regola del disco lungo…) dense di sorrisi da parrocchia, costruite su una versione rock del liscio delle sagre per terza età. Niente di più che un divertimento tra amici (e chiamalo divertimento, tra l’altro…), con tanto di gnocca in copertina che-non-fa-mai-male, una sorta di “Porky’s” (presente il film?) di terz’ordine. Il tentativo di aderire al rock demenziale (se tentativo c’è mai stato) del secondo album ha lasciato il posto a una simpatia forzata fatta di scanzonata filosofia spicciola, anche se “Stardust” (dove compare anche Enrico Gabrielli dei Mariposa, altro mistero), a caccia di una certa ricercatezza musicale (non raggiunta), un occhio a Elio e le storie tese lo butta.

Due le analogie che vengono in mente: l’amico impacciato che non sa raccontare le barzellette; la festa di paese osservata da Vittorio Gassman e Jean Louis Trintignant in “Il sorpasso” di Dino Risi, 1962 (non l’avete visto? Correte a noleggiarne una copia!!!), non a caso ambientata in Toscana, dove i bifolchi al ritorno dai campi ballano la sera al ritmo dello yè-yè ancora con gli abiti da lavoro addosso.

Non ci siamo proprio. Le note positive vengono solo da suoni e registrazione, peraltro effettuata due anni fa. Non c’è da stupirsi che Audioglobe abbia tenuto fermo questo disco fino a oggi. E chissà come ha fatto Benvegnù a invischiarsi in questa avventura. Amicizia? Pessimo senso dell’umorismo? Un imprevisto? Oibò.

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La recensione Imprevisti di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-06-27 00:00:00

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