Tiromancino 95-05 2005 - Trip-Hop, Pop, Elettronica

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Dei Tiromancino si è detto tutto il bene possibile, nel corso dell’ultimo decennio – anno più, anno meno. Quindi, basta. Voglio dire: ascoltando il best of 95 - 05, cerco di tirare le somme dell’arrampicata più impetuosa degli ultimi anni sonori italici, più che di aggiungere dolcetti e leccalecca alla cartella stampa della band romana.

Certo. Almeno un fattore – incontestabile – va sottolineato, e ripetuto anche ai più testardi: il suono dei Tiromancino è unico. Non c’è altra band nostrana che riesca ad arrangiare e suonare tutti i pezzi non allo stesso modo, ma con lo stesso, inequivocabile approccio. Un piglio sonoro raffinato, concepito quasi sinesteticamente a quell'universo visivo che spesso li ha accompagnati anche dal vivo, e di cui gran parte del merito va al mai troppo celebrato Riccardo Sinigallia. Un approccio decisamente di massa ma che, lateralmente, conserva una certa venatura élitaria. Una morbidezza levigata e (quasi) mai cretina: che magari vi fa schifo, ma che non potete non riconoscere come “marchio di fabbrica” docg.

Oltre all’innegabile capacità di sposare, in una riedizione che forse mancava da troppo tempo nel panorama del cantautorato biancorossoverde, melodia e witty-pop, pop intelligente e che (almeno un po’) rischia. Ed emoziona.

Detto questo, c’è da dire che il best of - che cronologicamente lascia fuori i dischi del 1992 ("Tiromancino") e del 1993 ("Insisto") - attinge giocoforza ai tre lavori fondamentali: “La descrizione di un attimo”, “In continuo movimento” e “Illusioni parallele”. Ora: in ogni best of è inevitabile la chiacchiera su quale pezzo andasse dentro, quale altro sia stato ingiustamente inserito, quale riarrangiato, e perché e percome e bla bla bla.

Non è mia intenzione aggiungere altro a quanto canzoni splendide come “Due destini”, “La descrizione di un attimo” – queste prime due hanno segnato un pezzo di pop-culture degli ultimi anni -, “Strade”, “Amore Amaro” (bella, riarrangiata) o “E’ Necessario” raccontano già da sole. Però un paio di sassolini devo tirarli: perché non c’è “Esplode” con Manuel Agnelli, se addirittura l’intento di questa raccolta era, secondo le parole di Federico, “dare spazio alle collaborazioni con altri musicisti”? Poi: “Rosa spinto” è stato saltato a piedi pari. Terzo: c’è molto di strumentale, o almeno semi-strumentale, nel repertorio dei Tiromancino. Ed è forse quanto di più sperimentale abbiano mai prodotto: non c’è nulla.

Pochi dati che dicono come i due cd - undici pezzi sul primo, dodici sul secondo: pochi – siano stati confezionati ad uso e consumo di chi ama i Tiromancino dei video con Diabolik ed Eva Kant, dei film di Ozpetek e della hot-rotation radiofonica. Poco o nulla per chi ha (aveva) scovato nella band di Zampaglione un orizzonte nuovo del pop italiano. Che c’è sempre, per carità. Ed è più vivo e divertente che mai. Però forse, oggi, rischia un po’ di meno.

Dimenticavo gli inediti: si salva solo la delicatissima “Della Stessa Materia Dei Sogni”. “Un Tempo Piccolo”, dal tocco vintage, può andare. Ma il testo del Califfo suscita una certa ilarità quando ricorda, a tratti, l’Ugo Foscolo che nell’Aiace mette in bocca al Gran Sacerdote la sfortunata quanto celebre invocazione, “O Salamini”.

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La recensione 95-05 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-12-28 00:00:00

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