Officinalchemike Ho Le Mie Buone Ragioni 2005 - Pop, Alternativo, Post-Rock

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Ecco un pop-rock che non scalfirà certo i paradigmi del mio musical-thought (ne ho uno?), ma che mi regala almeno tredici canzoni – certosinamente divise in un “percorso meteropatico a settori colorati” – potenti e pulite, ma non presuntuose. Dove sento delle strutture costruite con attenzione, nelle quali pesco quantomeno la voglia di piegare a proprio vantaggio tutti i pop tools di cui una band che si muove su un terreno tanto sdrucciolevole possa disporre: dai testi argutamente affilati alle strutture melodiche che ammaestrare è un’impresa - abilmente schizofreniche - fino a quell’essenzialità sonora che solo un trio, pur coadiuvato da diavolerie assortite, può avere. Senza dimenticare l’attenzione all’inciso (“Visto da fuori”), al divertissement armonico, al pezzo più classicheggiante (“Mesi rinchiusi per riscoprirsi diversi”).

Insomma, ne esce un lavoro estremamente dignitoso, che attinge - in parte! - nella struttura dei pezzi ai migliori Bluvertigo (beninteso, però: i pezzi rimangono su sonorità più secche, nulla dei loro ghirigori elettropipponici), nella grinta e nel tono a quello sprint che segna le altre produzioni Maninalto, nei testi ad una micidiale attenzione da nerds rompiscatole.

Ma il dato su cui discutere sta proprio nell’idea del percorso colorato. Le Officinalchemike danno dimostrazione – mutando di settore in settore – di poter disporre, solo volendolo, di una tastiera di stilemi musicali piuttosto ricca. In particolare da “Lievincertezze” alla bella e furbetta “Bougainville” (settore rosso intitolato “Trilogia sulla fase intermedia di un amore in via di inviluppo”) sembrano dei Fumisterie più rozzi: pezzi rapidi, scariche d’Amore, oscuri e bastardi. Anni luce dalla band conosciuta qualche canzone prima. Poi nel "Settore degli acciacchi mentali" mostrano in effetti qualche crepa, alternando banal-rock a reading sonori di una certa originalità. Certo: saltellano in continuazione fra la necessità di trovare per ogni pezzo uno spunto originale e, in definitiva, non è detto questo multiformismo sonoro non possa essere letto, alternativamente, come un'insopportabile pecca.

A volte la bravura sta anche nel saper far fuori qualcosa, saper essere se stessi mutando ma limando senza recidere. Qui sembra che le Officinalchemike vogliano scaricare il frustrante quesito sull’ascoltatore, domandandogli se preferisca quelle Officinalchemike o quelle altre lì: ma chi sono, davvero, le Officinalchemike?

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La recensione Ho Le Mie Buone Ragioni di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-09-14 00:00:00

COMMENTI (2)

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  • enver 18 anni fa Rispondi

    però che nomi di merda si mettono sti gruppi. appena vedo una kappa fuori posto metto mano alla pistola. E questo senza togliere ai contenuti, che a quanto scritto da Simone dovrebbero non essermi indiefferenti.

  • utente0 18 anni fa Rispondi

    secondo me è uno dei gruppi indi in Italia che ha ancora originalità nel comporre una canzone, i testi poi sono cinici e affilati al punto giusto.Grandi ragazzi