Taxi 109s/t2005 - Reggae

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Il reggae si fa sui riddim giamaicani, ma non solo. Si canta in inglese, o giamaicano, ma non dappertutto. L’Italia mastica pochi slang, fare reggae o ska qui da noi, come anche hip hop o r’n’b, sembra quasi riduttivo. O si fa un uso intenso ed enciclopedico del dialetto locale, come insegnano i Sud Sound System, o si rischia di canticchiare senza convinzione. Predisposizione fisica, tonalità caratteristiche, giusto flow, il reggae giamaicano è tutt’ altra storia. Però non sempre c’è da copiare, anzi. Utile trarre ispirazione, importare senza imitare e personalizzarsi.

Ogni nazione influenza i generi e fortunatamente in Italia si copia poco e ci si identifica parecchio. I Taxi 109 cantano quasi sempre in italiano, senza troppi slang, puliti. E funzionano! Il disco suona bene, è forse troppo vario e non modernissimo, ma indubbiamente si sente una grande esperienza alle spalle. A penalizzarli una sola cosa: la lingua italiana. Valorizzare i suoni locali va bene, ma l’esterofilia a volte inganna.

L’album si chiama come loro. C’è molto blues, costa solo 15 euro e contiene 12 canzoni. Roots reggae, rocksteady, ska. Poliedrico. I temi quelli tipici del reggae (qui si aprirebbe un’altra ampia parentesi) da una sempre attesa rivoluzione che tarda in "Revolucion" in cui si contesta una politica fetida, putrida ad una location meno seria dedicata al piacere fisico e intimo della dancehall in "Non E' Mai". Il reggae racconta e dice tanto, realizza o favoleggia molto profondamente, questo i Taxi 109 lo sanno e lo fanno con gusto. "Fragole Arancioni" ad esempio è un viaggio, un vero viaggio ad Amsterdam nell’89. Coffee shop, sbattimenti, venti ore per arrivarci, ganja, mente libera.

Fino alla traccia 10 il disco gira ma non sembra particolarmente attuale. Belle le atmosfere, mature. Poi la successiva con ospite La Sierpe e la 12 con Delly Ranks riportano ad oggi. Soprattutto la combination con il giamaicano che chiude l’album è la fotografia contrastante dell’ Italia e della Giamaica. Ho ascoltato il disco, l’ ho suonato, l’ ho risentito e mi è piaciuto. Rewind selecta.

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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-11-30 00:00:00

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