SANTACHIARA sette pezzi 2020 - Cantautoriale, Pop

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Storytelling e sonorità si collocano in quello che potremmo definire il colpo di coda finale dell’itpop. Flow annoiato per storie di tutti i giorni: gli amori vissuti con malinconia, i rapporti in famiglia, le metafore, spesso azzeccatissime, per filtrare il racconto della strada.

Santachiara, al secolo Luigi Picone, è nato in Puglia, ma è cresciuto a Napoli; infatti il suo nome d’arte è un omaggio all’omonima zona, nel quartiere San Lorenzo della città partenopea. Adocchiato da Carosello Records e Suonivisioni Records, ha cominciato a pubblicare singoli a giugno, e non si è ancora fermato.

In un mescolamento tra l'attitudine da rapper e quella da cantautore tradizionale, Santachiara dà vita a sette pezzi, un disco, una raccolta di singoli, un racconto di una settimana di un ventiduenne, che ha capito come farsi ascoltare in un panorama musicale saturo. Suona la chitarra, scrive i testi, ma il resto della musica la scrive per la maggior parte il suo compagno di viaggio, Andrea Cosenza, intelligente nel dare il giusto tocco contemporaneo a tutti i pezzi.

Storytelling e sonorità si collocano in quello che potremmo definire il colpo di coda finale dell’itpop. Flow annoiato per storie di tutti i giorni: gli amori vissuti con malinconia, i rapporti in famiglia, le metafore, spesso azzeccatissime, per filtrare il racconto della strada. Le tracce di sette pezzi, eterogenee e quasi estranee tra di loro, funzionano nell’ordine in cui sono state messe. Segnano una progressione che dal pop più tradizionale e tastieristico di Weekend da Cani -il verso di chiusura, “Passeró i giorni a letto come Morrisey”, è perfetto per capire il citazionismo ai limiti del forzato dell’indie nostrano- finisce nella canzone classica chitarra e voce di Quindi, traccia più bella e sincera dell’intero album.

Aldilà di queste valutazioni tecniche, c’è un fatto che stupisce. Santachiara, nonostante i suoi 22 anni, sembra avere l’aria di chi questo mestiere lo fa da tempo. L’attitudine, le parole perfettamente codificate per un pubblico specifico, sono quelle di un mestierante esperto. Anche se, sul finire del 2020, sentire ancora cantare “Mischio soda con il Ballantine’s” con fare à la Franchino, può risultare stucchevole e manieristico, la narrazione è credibile a questo giro. Ma dalla prossima volta, questi cliché saranno solo pigrizia.

sette pezzi è un prodotto impacchettato perfettamente, consapevole e al limite con l’anacronismo. Santachiara ha fatto capire di saperci fare, ora può rompere i paletti, per raccontarsi in modo completamente sincero.

 

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La recensione sette pezzi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-11-27 11:20:00

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