Deadly Tide Sexy Shock 2005 - Rock'n'roll, Rock

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Una gran figliola che si strizza le gigantesche tette rivestite da un reggiseno minimal tutto lustrini e paillettes la dice lunga, senza troppe perifrasi, su quale sia la direzione della musica dei Deadly Tide. Un mood decisamente glam-rock (più statunitense che british), pop-hair-metal e tutto quel che volete e che s’è sviluppato a cavallo di quella stramba e sconquassata linea evolutiva che dagli Aerosmith di “Rocks” (1976) è andata sempre più perdendo l’approccio “horror-shock” per virare verso una faccia più presentabile e vendibile dell’hard-rock. L’hard che si faceva puttana, appunto. O Cinderella. Fino al tripudio degli scatenati Van Halen – quelli dell’arrivo di Sammy Hagar. Fra mutande leopardate, capelli impomatati e pomposi e voci tenorili dall’impatto scenico eccezionale. Oltre che di virtuosismi elettrici strepitosi. Ma anche approcci più crudi, come quelli dei Poison (“Look What The Cat Dragged In”, 1986) fino ai L.A. Guns del terzo disco, “Hollywood Vampires”.

I Deadly Tide avrebbero trovato terreno fertile là in mezzo, in quell’atmosfera metallica della metà degli anni Ottanta. Si sarebbero divertiti da matti. Ed anche oggi, comunque, si fanno buoni interpreti di quel filone.

E qui si potrebbe già chiudere. Se non fosse che la band toscana custodisce qualche elemento che quantomeno contribuisce a dare una spolverata al “già sentito”: anzitutto una buona abilità di svecchiamento melodico, anche nelle ballate (“Joey”). La capacità di farsi appena più crudi e tosti, quando serve spingere (“Sexy Disco Sexy” ti farebbe scendere in strada in mutande, saltellando ed insultando gratuitamente i passanti).

E poi quella patina di “rockers vissuti” – diversi dischi alle spalle, un’esperienza in America andata mica tanto bene – che li rende un po’ più genuini. Nel contesto di un genere spesso sofisticato (nel vero senso della parola) e però multiforme. Che in fin dei conti non morirà mai, visto che ha contaminato di sé decine di altri filoni. Fino ad oggi.

Per fissati di assoli fulminanti.

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La recensione Sexy Shock di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-03-27 00:00:00

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