Askra YABASTAt 2000 - Crossover

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Se siete dei convinti buonisti o eccessivamente moderati, prescindete dal cd che di seguito andremo a consigliarvi e passate tranquillamente oltre; se - al contrario - al concerto dei Modena City Ramblers restate in trepidante attesa di “Quarant’anni” e vi emozionate con “Bella ciao” e se la parola militanza non vi è nuova, eccovi nuova linfa. Pane per i denti di ogni seguace del circuito antagonista, quell’ambiente da cui – non dimentichiamolo – è passata buona parte della migliore musica italiana attuale, rock e meno rock: potrà sembrar ridicolo, probabilmente è mooolto fuori moda nominarli, ma proprio nell’esperienza dei centri sociali gli Askra sembrano fondare orgogliosi le proprie radici.. Per registrare gli 11 brani di “YABASTAt” il quartetto sardo si è avvalso in studio della collaborazione degli amici Kenze Neke, con cui in precedenza aveva già condiviso uno split.

La partenza, affidata a “Nuraxi”, è oltremodo fuorviante: arpeggio di chitarra acustica e violino sembrano indirizzarci verso il combat-folk, mentre il dialetto limba sarda mostra già dai primi versi il suo fascino e la sua musicalità pur essendo, sia chiaro, completamente incomprensibile ai penisolani! Dicevo “fuorviante” perché poi gli Askra (dal sardo: “Scheggia, frammento”) si svegliano e scoprono nervi e carte spostandosi dal (combat) folk al rock, sino a toccare il punk e il metal, come accade in “Terraprejone”. Con buon piglio melodico, voce che suona come un misto fra Ligabue ‘incazzato’ e Shane McGowan più sobrio (cosa impossibile), i ragazzi a tratti mi riportano alla mente i baschi militantissimi Negu Gorriak , non foss’altro che non siamo in Euskadi ma in Sardegna, ed è assente lo ska, rinviato a brani successivi! Reggae, però, ce n’è, nella bella “Dies”, e se si desiderava un tocco di elettronica, eccovi accontentati in “Fortzinois” e ancora lo ska di cui si diceva, nella trascinante “Mipiaghes”, ma la maggioranza dei brani rimane comunque imperniata sul punk rock o, per seguire la loro autodefinizione “crossover che spazia dal rock, ska al reggae al metal, fino all’uso di campionatori”.

Insomma, si sarà capita l’impronta musicale dell’ensemble, ma ciò che più preme sottolineare è il comune denominatore, quel prefisso combat, che significa testi che affrontano temi di carattere sociale, belli incazzati, storie di vita(ccia) vissuta, di lotta, coraggio e soprattutto PROTESTA.

Se passano dalle vostre parti, magari proprio per promuovere questo loro lavoro, non mancate all’appuntamento!! Evitate solo che sia di lunedì, e fate in modo di non essere andati in barca a vela il sabato…

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La recensione YABASTAt di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2000-03-15 00:00:00

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