Tiresia Isteria 2006 - Progressive, Indie

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Ascoltando il disco dei Tiresia mi sono sentito proiettato all'incrocio di una grande città a guardare un flusso multiforme di gente, suoni, odori e rumori con la differenza che se nelle metropoli ho sempre trovato affascinante l'eccleticità e la (apparente) mancanza di un canovaccio logico, la stessa cosa di certo non la ritengo valida per un cd di trenta minuti! Che nelle sue sei canzoni oscilla in maniera disordinata su difformi scenari rock (sfiorando psichedelia, pop, rock'n roll') diffondendo una atmosfera caotica e che trasmette una profonda sensazione di smarrimento.

Prova ne sono il ripetuto avvicendare la lingua italiana a quella inglese, sonorità che si trascinano come prodotte da uno zapping radiofonico, testi (quelli in italiano) creati intorno a rime puerili e scontate ("Sento quel rimorso di non aver rincorso", "Quando piango e penso tutto il tempo perso" e "Sento la mia vita, morta ma infinita") ed una generale superficialità espressiva.

...ecco il quadro! Un quadro che interpreta questo "Isteria" (titolo emblematico se inteso come mancanza di equilibrio creativo) come un disco da cassare rimandando i Tiresia ad incanalare meglio energie e velleità artistiche e a dare un'impronta più concreta e personale al loro rock ed agli spunti di originalità che a tratti riescono a far emergere (la coda recita di "Something for my friend" è, ad esempio, abbastanza interessante).

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La recensione Isteria di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-12-13 00:00:00

COMMENTI (2)

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  • flinossi 18 anni fa Rispondi

    Io invece non concordo con questi commenti: non si può essere sempre comprensivi con tutto e tutti.
    ... e soprattutto quando si parla di forme d'arte.
    Non è che tutti possono diventare cantanti, pittori, scrittori... e neanche tutti possono fare i muratori,i commercialisti, i recensori (!). Uno ci prova, vede i risultati, ascolta le critiche e poi si accorgerà se sta seguendo la giusta strada.
    Nel caso specifico accetto un disaccordo con quanto ho scritto, ma non di dover concedere dei crediti al gruppo solo perchè è emergente e di dover andare a cercare le loro qualità con la lente di ingrandimento.
    Quello che ho fatto è un film d'autore: of course!!!

  • utente0 18 anni fa Rispondi

    Non concordo con questa recensione. Mi riferisco in particolare all'atteggiamento che anzicchè essere critico come dovrebbe, è in realtà inquisitorio e gratuitamente offensivo. Al di là del fatto che si discuta di un genere a cui io non sono molto vicino e non apprezzo particolarmente, trovo che l'ascolto di tale prodotto debba essere fatto anche in virtù delle potenzialità che il gruppo dimostra. Le rime infelici non necessareamente indicano inadeguatezza ma semplicemente una fase iniziale di un percorso di crescita che un gruppo emergente attraversa. Certo, se tutti si facessero fare i testi dai filosofi, tutti gli gli album sarebbero fantastici...o inutilmente macchinosi. Inoltre, se non si capiscono le intensioni musicali forse si dovrebbe dire: "non ho capito", e mai affermare che non esistano. Per concludere, a Federì, ma che film hai fatto!