CompilationSplit2007 - Rock, Electro

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La Belladonna propone un rock a bassa fedeltà che ricorda un po' gli Strokes, farcito com'è di ritornelli catchy. O forse è il timbro vocale.

Karmafuzion invece si dà all’elettronica minimale dalle sfumature eighties (Beh oddio, sfumature, quando usi una drum machine e piazzi un rullante sul secondo ed il quarto battere, “suoni” eighties per forza). Molto da dancefloor, quello indie però, quello che i ritornelli catchy gli fan cacare.

Ora, perchè due progetti così dissimili hanno fatto uno split? Forse perchè entrambi i progetti sono diretti da un One Man Band? Certo è che le due visioni musicali stanno ben lontane: il lato di La Belladonna parte con "Time isn't on my side", un pezzo che se venisse passato su MTV sotto il nome di uno dei tanti gruppi alt rock che iniziano con "The", magari farebbe pure successo. Continua energicamente con "Mirror Mirror", più o meno stessa formula del primo pezzo, ma più urlata, terminando poi la presentazione con “Bellamerda”, lentone introspettivo cantato su un semplice tappeto armonico di distorsioni chitarristiche. Un bel lavoro pop, non c’è che dire.

Mi ero già abituato al rockettino quando parte “Crazy people dance” dei Karmafuzion. Ed è un sussulto. Ma perché non fanno più i vinili? Almeno avrei dovuto girare il mio bel disco nero, cosciente del cambio di rotta. Mi ritrovo infatti le orecchie piene di generatori di rumore bianco ed oscillatori: partiture iterative essenziali quanto una cinta di filo spinato, che se non fosse per la durata pari a tre minuti e trentasei secondi romperebbero le palle. Ed invece no, sebbene la proposta sia decisamente meno consona all’ascolto casalingo che al ballo. Cioè, niente di grandioso, nemmeno con le tracce seguenti “Fractal people” e “This is the shit”, ma non impone nè skip nè swap, cosa che solitamente mi capita ascoltando roba così ripetitiva.

In sintesi, un lavoro che può piacere a due categorie diverse di ascoltatori e che dimostra quanto si possa essere creativi anche in solitario. Perché anche le pippe, se fatte bene….

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La recensione Split di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-03-22 00:00:00

COMMENTI (3)

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  • utente017 anni faRispondi

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  • utente017 anni faRispondi

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  • flinossi17 anni faRispondi

    La frase usata, dall'etichetta discografica per presentare questo disco è: "... nelle migliori sale d'attesa dentistiche dei vostri incubi".
    E, davvero, non c'è frase che possa spiegare meglio l'idea di cosa contenga questo disco!
    ... con, poi,la precisa recensione di Simone, che lo radiografa nel modo migliore.

    A propostio complimenti per la metafora sulle pippe: insomma un bel disco di onanismo sonoro...