ear La stanza della cera 2005 - Rock, Acustico

La stanza della cera precedente precedente

Prima immagine: un mare grigio lievemente agitato con un vecchio che si bagna le caviglie e che fissa chino le onde. Sul retro: lo stesso mare increspato, immenso e un minuscolo bambino intento a esaminare l’acqua, nell’identica posizione del suo futuro. Dentro: i testi, trascritti in italiano, articolati ma di una semplicità amorosa disarmante, di una sofferenza romantica indelebile. Nel booklet che presenta gli Ear ho guadagnato un po’ di poesia. Può sembrare prescindibile, ma sono vittima delle prime sensazioni che provo nell’osservare la confezione di un cd, raccolgo tanti piccoli segnali che spero di ritrovare ingigantiti nella musica. Qui la presenza dominante del violino mantiene le promesse avvolgendosi in melodie coreografiche, sorreggendo una costruzione armonica intima e atmosferica che richiama piacevolmente i Sophia. Ma i brani nell’insieme, invece di dare profondità alla veste scelta, ne semplificano l’impatto emotivo con un cantato inglese incerto che impoverisce il fascino dei testi e soluzioni sonore che in sole tre tracce risultano ripetitive. E’ come se l’incanto implodesse lasciando un giudizio finale di graziosa trascurabilità. Quattordici minuti sono pochi per accantonare senza scrupoli il languore di “Think you will” e tra il bambino e l’anziano è comunque auspicabile una fase di maturità capace di conciliare presto e con equilibrio le tante piccole luci in lontananza disperse sul mare.

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La recensione La stanza della cera di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-05-10 00:00:00

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