Planet Brain Compromises & Carnivals 2007 - Rock, Psichedelia, Pop

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Fosse uscito dieci anni fa da menti anglosassoni, NME lo avrebbe eletto album del mese. Perché le radici dei Planet Brain sono le solite. I Beatles, quelli dell’ultimo periodo – colazione a base di melodia, lds e soluzioni psichedeliche. I Kula Shaker, un volo musicale low cost da Londra a Bombay. Gli Oasis presi dal vortice di sigarette e alcol. I Muse che mollano il grunge in favore del pop. D’altronde “Compromises & Carnivals” sembra che stia facendo timidamente capolino pure nella perfida Albione. Sicuramente un motivo di vanto per l’italica scena tutta.

Certo, i brani si ascoltano piacevolmente. “Who Do You Think I Am?” è un perfetto singolo per le radio. “Keep Diving” è il classico inno brit pop, a metà strada tra epica da stadio e ammiccamenti ruffiani. “Vision” cattura l’attenzione con brevi accordi sospesi in un’atmosfera ovattata e straniante. Però il punto è un altro. Ben più ampio e complesso. Il lavoro, infatti, pur essendo ben al di sopra della sufficienza, è lontano dallo scardinare la porta della piacevolezza e diventare qualcosa di più grande, ambizioso, bello. Ed è questo che differenzia un album che si regge sul mestiere da uno che si affida al rischio e alla bellezza delle intuizioni. In una parola, il talento.

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La recensione Compromises & Carnivals di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-06-20 00:00:00

COMMENTI (2)

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  • manfredi 17 anni fa Rispondi

    Ho parlato di mestiere, non di esperienza. Mestiere. Ovvero sono bravi, sanno usare "con mestiere" gli ingredienti del rock ma non hanno quella scintilla che li fa emergere, qualitativamente parlando. L'esperienza, caro mio quarantaseienne, non c'entra nulla. Capisco però che in questo forum la voglia di creare polemiche sul nulla sia irresistibile (la recensione in questione non è neanche una stroncatura).
    Per quello che riguarda l'identità (forse intendevi l'età?) della band, beh, la conosco bene. Ma ti ringrazio per la biografia. La inoltro a Scaruffi.
    Cordialmente.
    (Rockit. Non Rock.it)

  • fabio1961 17 anni fa Rispondi

    Manfredi Lamartina probabilmente non conosce l identità dei Planet Brain, altrimenti non concluderebbe la sua recensione con l infelice uscita sul mestiere dei nostri per motivare un CD - a suo parere - più che sufficiente ma palesemente costruito sull esperienza e non sul talento.
    Vediamo allora un po la storia di questi scafati veterani della musica rock.
    Questi espertoni dei Planet oggi hanno 23 anni e sono al loro secondo CD auto-prodotto.
    Il primo, che si intitola Orange, l'hanno registrato alla veneranda età di 18-19 anni dopo aver vinto un concorso in cui si sono imposti su una 40na di band emergenti assatanate.
    Orange ha riscosso ovunque (Rock.it incluso) critiche più che positive e lusinghiere.
    Cosa fanno allora i Planet brain che abitano in una zona montana d Italia splendida ma purtroppo impervia e depressa com è il Cadore (che quanto ad avvenimenti ed esperienze musicali offre meno dell Etiopia)?
    Vento in poppa vanno a suonare in lungo e largo per tutta Italia raccogliendo premi e consensi ovunque.
    Quest anno approdano alla finale di Arezzo wave, dopodiché, a forza di macinare chilometri, i nostri ventenni sbarcano in Inghilterra andando a suonare le loro canzoni in faccia a chi il rock sembra averlo inventato.
    Se non bastasse, un etichetta inglese, la Function records, si accorge di loro e decide di pubblicare il loro secondo e incriminato (a mio parere, invece, eccelso) CD.
    Ora, io di anni ne ho 46 e di esperienza in campo musicale a sufficienza per dire che i veri mestieranti oggi sono quelle centinaia di dinosauri della musica pop/rock che dopo 30 anni di carriera, una ventina di album all attivo e un età anagrafica di tutto rispetto (50-60 anni), decidono che non è ancora ora di andare in pensione e, più annoiati che ispirati, sfornano l ennesimo CD fatto di cose inutili ma dignitoso perché si sa, con un po di mestiere...
    Se vogliamo che la musica rock italiana diventi credibile e di spessore, ebbene che lo siano anche gli esperti musicali che oltre a recensire queste band emergenti, con il loro apporto possono farle crescere.
    Quindi, che critica negativa ci sia - qualora naturalmente ne esistano i presupposti -, ma che sia motivata e fondata, altrimenti per scrivere fregnacce alla Luzzatto Fegitz, appunto, basta lui.
    Cordialmente.