Dario Dust Dario Dust 2000 - Pop, Elettronica

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Chi si risente, la new wave italiana, l’elettroglamopop à la Ivan Cattaneo (non un nome a caso, si vedrà fra un attimo) e, su altri fronti, Garbo, tutto tastiere, tastiere, tastiere e vocine filtratine e ritmiche sintetico-assassine. Quest’ascolano ventiquattrenne, che s’appella Dario Dust, ci crede, si sente dalle foto posate, molto posate, dal trucco studiato, molto studiato; si vede dalle onde tastierate, da un curriculum da pianista classico, arrangiatore, tastierista infine stregato – che vi dicevo? – dall’ormai vecchia volpe Ivan Cattaneo: un irregolare vero (memorabile la sua rentrèe l’anno scorso a Meteore, mi sembra, al cospetto di un esterrefatto Giorgino Mastrota). Ci crede, dicevamo, il nostro Dario Polvere. Che dirgli? A chi scrive, l’elettropop (non chiamatelo rock) anni ’80 non ha mai detto nulla, ma sono miopie personali. Dal suo mini si capisce peraltro che le tastiere, brutte bestie, lui le sa maneggiare, che c’è sostanza, che il vecchio marpione (Cattaneo, ca va sans dire) ha fatto un bel lavoro, producendo, guidando, correggendo: non soffocando. Morale dell’elettrofavola: stia in campana scatola vuota, senza fare il nome Morgan dei Bluvertigo: potrebbe ritrovarsi sommerso dalla Polvere.

Una Polvere pesante, colorata, credibile.

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La recensione Dario Dust di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2000-11-13 00:00:00

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