Yakamoto Kotzuga - Under 21

19 anni e due ep bomba. Soul 2.0. Nient'altro da aggiungere.

In 19 anni di vita possono esserci molte cose, e capita che qualcuno riesca a pure a raccontarlo nei dischi. Yakamoto Kotzuga sta a Venezia e ama gli equilibri, le tante parti e i singoli elementi che dialogano tra di loro. Soul 2.0 ovviamente: due ep e due fulminazioni, per noi. Lui ti dice che mus
In 19 anni di vita possono esserci molte cose, e capita che qualcuno riesca a pure a raccontarlo nei dischi. Yakamoto Kotzuga sta a Venezia e ama gli equilibri, le tante parti e i singoli elementi che dialogano tra di loro. Soul 2.0 ovviamente: due ep e due fulminazioni, per noi. Lui ti dice che mus - Yakamoto Kotzuga

In 19 anni di vita possono esserci molte cose, e capita che qualcuno riesca a pure a raccontarlo nei dischi. Yakamoto Kotzuga sta a Venezia e ama gli equilibri, le tante parti e i singoli elementi che dialogano tra di loro. Soul 2.0 ovviamente: due ep e due fulminazioni per noi. Lui ti dice che musica ascolta, per quali etichette vorrebbe uscire, il rap italiano e tutto il resto (l'amore ovviamente). L'intervista di Marcello Farno.

Hai finito a scuola?
Sì, lo scorso anno. Sono uno studente di architettura adesso.

Sempre lì a Venezia?
Sì, qui allo IUAV. Nonostante tutto amo questa città.

Perché mi dici nonostante tutto?
Diciamo che è una città un po' "difficile"...specialmente per i giovani. Non offre molte opportunità di svago, ma per quello che mi riguarda la sua bellezza ripaga tutte le mancanze.

E non ci hai pensato proprio ad andare fuori? Mi viene da pensare anche rispetto a quello che vorresti musicalmente fare.
Sì, ovviamente ci ho pensato, ma non per quanto riguarda la mia "carriera". Cioè, non ho mai considerato di poter pensare alla mia musica come carriera. E poi credo che andrò fuori, mi piacerebbe, ma non ancora. Sono appena riuscito a trovare l'equilibrio giusto diciamo.

Cos'è che fa stare in equilibrio un ragazzo di 19 anni?
Se ci pensi funziona tutto come in una traccia, ci deve essere l'armonia dei diversi elementi nel mix, senza concentrarsi troppo su uno in particolare. Non è così facile come potrebbe sembrare. E poi in medio stat virtus, me lo dicevano sempre anche al liceo.

Partiamo da lontano. Cosa unisce Venezia al Giappone?
Ti riferisci al nome? Boh, come il progetto stesso è venuto fuori un po' per gioco. Praticamente Yakamoto Kotzuga è l'anagramma del mio vero nome, ovviamente con qualche modifica, ed è venuto fuori durante una serata con un amico. Io avevo appena iniziato in quel periodo questo progetto e mi divertivo a campionare musica tradizionale giapponese e orientale in generale, quindi ho pensato calzasse a pennello. Anche perché sai, prima volevo rimanere anonimo.

Partire dalla musica tradizionale orientale non è da tutti.
È successo abbastanza per caso, una sorta di esperimento. In quel periodo ero molto in fissa con Gold Panda.

Con quali ascolti hai iniziato?
Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia in cui la musica è ben presente e che in un modo o nell'altro mi ha sempre spinto a provare. Intorno ai 12-13 anni ho iniziato con la chitarra classica per poi passare subito all'elettrica. Ho suonato in qualche gruppo e poi intorno ai 16 anni ho ascoltato i Daft Punk per la prima volta e ho incominciato ad apprezzare l'elettronica. E da lì mi si è aperto un mondo, ho iniziato a smanettare un po' con il computer, a registrarmi con Cool Edit Pro. Poi vabè, ovviamente con il tempo si migliora e ho iniziato a lavorare ed ascoltare più seriamente.

E grazie a chi sei adesso Yakamoto Kotzuga?
Direi che gli artisti che più mi hanno influenzato sono: James Blake, XXYYXX, Shlohmo, Baths, Koreless, Shigeto. In quest'ultimo periodo c'è una serie di producer francesi fantastici, in particolare Andrea, Stwo e Dream Koala, che mi stanno facendo impazzire. Grazie a Dream Koala ho incominciato a considerare di usare di più la chitarra nelle mie tracce. Sono punti di riferimento importanti per me.

Come fare per non farti soffocare troppo però? Intendo, rispetto alle influenze come finisce per sviluppare la propria personalità un producer agli esordi?
È una domanda difficile, non credo di avere ancora una risposta. Per quel che mi riguarda cerco di isolare un elemento preciso che mi piace di ogni artista e provo a unirlo a quello che ritengo essere il mio sound. Non sempre funziona bene però, bisogna stare attenti, altrimenti si cade nella mera imitazione. È rischioso sai.


Sei passato anche vicino all'hip-hop come un sacco di tuoi coetanei?
Certo che sì. Ti dirò, in realtà "Tora-Ki" di Raige & Zonta, "Mi Fist" dei Club Dogo e "Sindrome Di Fine Millennio" degli Uomini Di Mare sono tra i miei dischi preferiti. Per quanto riguarda la scena attuale mi piacciono un sacco Ghemon e Mecna, anche per le produzioni. Ovviamente ti parlo solo degli italiani.

Compri i dischi?
Essendo della nuova generazione più che altro li scarico. Ma mi piace supportare gli artisti, soprattutto quelli emergenti.

Onesto, li paghi o no?
Cerco di pagarli sempre. Uso spesso Bandcamp, l'ho scoperto quest'anno e ho scoperto che si possono fare delle donazioni anche se i pezzi sono in free download. Non pensavo esistesse gente disposta a dare qualche euro per pezzi che può scaricare legalmente e gratis. Mi ha fatto riflettere e sto cercando di fare un po' lo stesso.

Sei un tipo metodico? Sempre a livello di ascolti dico, sei uno di quelli che si cerca mille cose, le ultime uscite delle label fidate, oppure vai molto a sensazione?
Allora diciamo che ho una lista etichette che so che non deludono mai. Non perché sia uscito per loro, ma Bad Panda è una label che ho sempre seguito e costantemente scopre musica fantastica di artisti più che emergenti. Per quanto riguarda il resto direi Ghostly, Friends Of Friends, Anticon, Brainfeeder, Future Classic. Adesso è da tenere d'occhio la nuova di Nicolas Jaar, Other People (ex Clown & Sunset), e anche Moose Records (in cui militano Andrea e Stwo). Ultimamente seguo qualche blog, ma spesso vado anche molto a naso.

E quando componi invece? Parti anche da una serie di idee presettate?
Assolutamente no, mi lascio guidare sempre dalle sensazioni. Raramente mi capita di avere già all'inizio le idee chiare. Di solito mi siedo e parto dalle chitarre, oppure da campioni vocali, registrati da me o meno. Lavoro quasi sempre di notte, secondo me si è più sensibili. Solitamente in 3-4 ore il prototipo del pezzo c'è, poi per sistemare la struttura e il mix può passare anche qualche settimana.

Scrivi un sacco?
Dipende dai periodi in realtà, solitamente la maggior parte del tempo libero lo passo così. Diciamo che non è mai stato un problema stare a casa a produrre il sabato sera invece di fare serata. Però mi concedo spesso dei periodi di pausa lunghi, tipo questo ad EP ultimato, in cui tiro le somme e ascolto più musica possibile.

Come monti i pezzi in una canzone?
Come strutture devo ammettere che ho un debole per i crescendo. Mi piace molto avere degli intro che partano da zero per poi arrivare alla massima intensità nei finali. Per quanto riguarda l'accostamento delle sonorità cerco sempre di essere il più minimale possibile, cerco di pensare sempre all'equilibrio generale del brano.

Intendo per quanto riguarda i singolo elementi. C'è vicinanza tra voce, campioni di chitarra, beat. Ha una sua logica tutto questo, una sua geometria?
Allora, solitamente parto dalla chitarra o dai synth, poi in base a quello mi concentro molto sulla parte ritmica. Le voci solitamente le aggiungo per ultime, come ciliegina. però tutto questo spesso cambia, mi piace non avere un metodo preciso.

Te lo chiedo perchè mi piace molto come esce fuori la voce. Suona vicina eppure ha il sapore di cose molto lontane, distanti, irraggiungibili quasi. C'è una grande senso di smarrimento in questi pezzi.
Ti ringrazio. Per quanto riguarda il primo EP le voci sono tutte originali. Sono davvero un pessimo cantante quindi ho cercato di mascherarlo con lunghi riverberi e l'atmosfera ottenuta mi è piaciuta molto. Non mi concentro mai sul significato letterale dei campioni vocali ma più che altro cerco di fare in modo che amplifichino l'atmosfera generale della traccia. Nel secondo invece c'è qualche campione non mio, ho usato un approccio diverso.

"Lost Keys & Stolen Kisses" racconta una storia d'amore?
Non proprio. È un po' la sintesi dell'ultimo periodo che ho vissuto, comprende tutto, amori, delusioni, soddisfazioni e consapevolezza. Non è un concept vero e proprio. Sono i miei 19 anni dai, diciamo così.

Come sei generazionale oh.
(Ride, nda) In realtà ho un po' di difficoltà a parlare della mia musica, semplicemente perché faccio quello che mi sento, nell'immediato.



Scrivi tutto in cameretta, right?
Sì, sono il classico bedroom producer. Quest'anno volevo cercare di mettere su uno studio in una vecchia soffitta. Sento anche il bisogno di avere un ambiente più consono. Poi vorrei iniziare a fare le cose più seriamente e a fare qualche live set.

Bel passo. "All hardware, no laptop" come dice Holy Other?
Eh, mi piacerebbe molto ma devo ancora farmi una strumentazione seria, spero di riuscirci coi soldi dei live. Pensavo di pilotare tutto con Ableton, suonare la chitarra e magari qualche synth ed essere accompagnato da un batterista. Questo sarebbe il piano, ad Ottobre iniziamo le prime prove e vediamo cosa funziona e cosa no.

Nel nuovo EP non ci sono molti punti di contatto con "Rooms Of Emptiness".
Esatto, cambiare ed evolversi rimane uno dei miei punti fissi, a patto che sia una scelta naturale ovviamente. Diciamo che "Rooms Of Emptiness" era molto cupo, forse anche troppo. Ho voluto sperimentare un po' e vedere come veniva. Poi questo nuovo l'ho fatto durante l'estate, ero più positivo e rilassato.

Stai avendo ottimi feedback, i due lavori sono usciti per due etichette molto fighe (Bad Panda e Highlife Recordings, nda). Quale vorresti fosse il prossimo passo?
Firmare per una di quelle label che ti ho detto prima non sarebbe male (ride, nda). Poi mi piacerebbe anche fare un album, ma non credo di essere ancora pronto. Credo che quest'anno mi concentrerò in particolare sul creare un live soddisfacente. Poi sicuramente qualche singolo e magari un altro EP. Intanto ho girato anche un video che dovrebbe uscire per la fine del mese. Devo dire che quest'anno è stato molto positivo.

Sei innamorato, di la verità?
(Ride, nda) Bella domanda. Io sono sempre innamorato. È la cosa che mi rende più attivo artisticamente. Però sono anche single da un bel po'. L'importante rimane sempre avere qualcosa per cui emozionarsi.

 

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L'articolo Yakamoto Kotzuga - Under 21 di Marcello Farno è apparso su Rockit.it il 2013-10-08 00:00:00

Tag: dubstep

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