YouvoidAWARE2016 - Trip-Hop, Elettronica, Shoegaze

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Un disco ricolmo di riferimenti dotti e dall'estetica coinvolgente

Nel 1781 il pittore Johann Heinrich Füssli dipinge il suo quadro più famoso: The Nightmare. Qui Füssli inserisce in un classico interno borghese settecentesco una composizione inquietante: una donna distesa in una posa innaturale, pallida come solo un cadavere o un'addormentata potrebbe essere, circondata da figure dell'incubo, un cavallo cieco e allucinato e una sorta di goblin dalle due facce. Questi personaggi rappresentano gli spaventosi incubi della ragione, il tutto espresso però con una levità e leggerezza di tocco molto eleganti.

Parimenti si potrebbe parlare degli Youvoid, band bolognese attiva dal 2013 che quest'anno ha realizzato l'lp "AWARE", edito da Irma Records. "AWARE" è un disco che difficilmente si può ascoltare non dall'inizio alla fine perché, lungi dall'essere un concept-album, è tenuto insieme, in un meccanismo perfetto e connotato da ottime scelte stilistiche, da pezzi che ruotano attorno all'idea cardine dell'esplorazione della propria anima, sia gli spazi più nobili e confortnati sia gli angoli più bui e disturbanti. E l'oscillare tra due mondi, il buio e la luce, il sonno e la vita, si esprime anche nei pezzi: per l'immediata "Feeble" ecco "A Prayer of Flying Souls", una traccia squisitamente trip-hop, in cui si indaga se vi sia o meno vita dopo la morte.

La musica di Fabio Rossi e i testi, scritti e cantati da Lydia Pisani, trascinano l'ascoltatore in un mondo onirico, popolato da fantasmi, ora inquetanti ora seducenti: le prime due canzoni, "Aware", da cui è stato anche tratto un video, e "Ghost Flower", per esempio, vanno esattamente in questa direzione. Nonostante abbondino i riferimenti dotti (uno per tutti, il lato-ombra junghiano citato in "In the Woods"), "AWARE" non è un disco pesante perché rimane sempre, in fondo all'anima verrebbe da dire, pop in modo genuino, con una forma-canzone sempre definita.

I bolognesi hanno trovato così la via verso un altro mondo, fatto di percezioni e sogni rimembrati? Questo non lo sappiamo visto che non siamo in una puntata di X-Files: quello che sappiamo è che da questo viaggio, reale od immaginato poco importa , ne è venuto fuori un album che si lascia ascoltare dalla prima all'ultima traccia: che il sonno della ragione generi anche lp, oltre che mostri?

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La recensione AWARE di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-04-08 00:00:00

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