Breve e intenso come una craniata sotto palco, bello e gratis. Prendete e godetene tutti.
Avrò scritto e riscritto l'incipit di questa recensione già venti volte in due giorni. Do Nascimiento – Gazebo Penguins – Verme A/R. Un'eroica coproduzione To Lose La Track, Two Two Cats, Que Suerte! e Neat is murder. Grafica di Legno. In frì daunlod qui. Disponibile in vinile qui. Cosa dire di tre band che si spiegano da sole già da diverso tempo? Cosa aggiungere se non che i Do Nascimiento crescono bene a sudore e sentimento e che i Gazebo Penguins sviluppano sempre meglio le loro capacità melodiche? Come non dispiacersi di non poter cantare “ed io non sento più le gambe” ai concerti dei Verme, visto che i Verme di concerti non ne faranno più?
Hanno affidato il messaggio a questo split. Basta, questi sono gli ultimi due pezzi dei Verme, anche se già gironzolavano on line, anche se un po'lo sapevamo che è sempre stato un progetto estemporaneo e non dovevamo illuderci troppo. Stanno al centro, separati solo dal siparietto in pugliese “Oh Frango, fammi sentire un po' come suoni la batteria...” (da buona campanilista ne approfitto per ricordare che nelle vene di Lietti scorre sangue foggiano); “Lo squallore del tonno” e “L'inutilità del panorama”, che già sono inni per chi si nutre di scatolette e non prega, al massimo impreca.
Ad abbracciare i Verme da entrambi i lati i Gazebo Penguins che ormai non ci lasciano un attimo di tregua, da “Legna”, edito poco più di un anno fa, siamo già al secondo split dopo quello con I Cani: è un caso di iperattività creativa. Le fragili nostalgie da non prendere a pugni rinchiuse in uno scatolone, le rime di “Renato A.T.”, che “è un bel nome per una persona e anche per una canzone” (cit. Capra) sono il giusto passaggio di grado tra Do Nascimiento e Verme, come un climax ascendente e poi discendente. I Do Nascimiento fanno quelli che gli ultimi saranno i primi. A loro modo come sempre gli piace giocare con gli oggetti: un amore non maturo che risucchia la merda come un “Tombino” e la short-story on the road di “Amplificatore”. Sono l'apertura e la chiusura del sipario, hanno l'onere di coinvolgere subito il pubblico ma anche l'onore di ricevere gli applausi finali.
La domanda è: era necessario? La risposta è: assolutamente sì. E' lo split giusto al momento giusto, nel cuore dell'estate più calda degli ultimi 40 anni (come ogni estate) e della crisi economica più catastrofica del dopoguerra (come tutte le crisi economiche), che tra meteo e crisi c'è una sottile linea profetica, dicono i Gazebo Penguins. Breve e intenso come una craniata sotto palco, bello e gratis. E'un regalo. Prendete e godetene tutti, nonostante "il mondo sia cambiato in peggio, continuiamo a sperare che un giorno la smetta di piovere".
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La recensione Splittone Paura di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-07-17 00:00:00
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