Eimog
Scenario 2010 - Strumentale, Post-Rock

Scenario

Lo schema minimal rumorista di suoni in reverse della prima "Saved by Thirteen" introduce l'esordio in grande stile del combo siciliano. Dopo anni di esperienze live gli Eimog codificano un loro preciso suono, che sebbene indubbiamente derivato dalle propaggini di quel post rock stile Chicago che trovò poi naturale contrappeso nell'oscurità al di qua dell'oceano di gruppi come Mogwai e Sigur Ros, esita nella riuscita interpretazione di sei piccole gemme.

In ordine a referenze più vicine, sul solco già tracciato anni prima da conterranei come Rebekah Spleen e Mouse and Sequencers, le tematiche degli Eimog appaiono tratteggiate in tenue pastello - le chitarre vagamente ambient di "Until Death Do Us Apart", la raccontano lunga - e ritorna un Papa M, per espressione e rigore stilistico, a sfumarne l'autunno in crescendo. "Jana" è un ordito di trame ad incastro, tra barocco rachelsiano e ritmiche tortoisiane, un inciso in sospensione lascia il passo all'incedere marziale e onirico, poi un crescendo finale che sa flirtare con l'emotività di chi ascolta. Krautrock e psichedelia per "May Tries To Be June", con un rullante prosciugato all'osso e fondali sinfonici, grossomodo dalle parti di Giardini di Mirò ed Explosions In The Sky. "Madre" costituisce l'epilogo ispirato e nostalgico di un lavoro riuscito, complice l'ottima produzione, misurata ed eminentemente credibile.

Fulgido esempio di come il rock nostrano, anche nelle sue componenti fondamentali, sappia trovare nuove vie di fuga in ambito di rifunzionalizzazione, e rinascere incessantemente da ceneri mai inerti. Il futuro è aperto e gravido.

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