Mina
Facile 2009 - Pop

Facile

Inutile negarlo: il duetto Afterhours/Mina nel singolo in heavy rotation "Adesso è facile" ha fatto togliere a molti di noi la Tigre di Cremona dal cassetto dei ricordi in cui giaceva dal 1979, sottraendola a quell'archivio mnemonico chiamato Youtube. E perciò questa recensione si giustifica ampiamente. Il singolone di Manuellone ormai lo conosciamo tutti: carino, di chiara marca Afterhours (unico pezzo dell'album in cui suona la band meneghina, tanto che si potrebbe dire che è Mina ad essere ospite di Agnelli e soci), ruffiano il giusto, in quanto intelligente volgarizzamento degli stilemi del gruppo (personalmente mi vengono in mente, per quanto riguarda il testo, alcuni passaggi di "Non è per sempre"), si fa ascoltare con piacere anche se non è di certo una pietra miliare, passato lo smarrimento per questo duetto d'amore tra una settantenne e un quarantaquattrenne (sarebbe lo stesso al contrario: non è maschilismo). Ma è una delle magie del pop. E poi è bello che un'istituzione della musica italiana apprezzi sempre di più nel tempo un'altra istituzione, però del rock indipendente: la prima volta, si sa, era stata nel 1997, quando Mina coverizzò con il titolo "Tre volte dentro me" la "Dentro Marilyn" degli After, nel suo album "Leggera". Ok, va bene, il singolo: ma il resto dell'album? Diciamocelo: non varrebbe granché oltre la solita sbobba mainstream (per quanto variegata e di qualità, nel genere) e le solite straordinarie voce e capacità d'interprete di Mina, se non ci fossero altri due brani notevoli, entrambi due dolenti ballate. Il primo è "Non ti voglio più" di Davide Di Leo, alias Boosta dei Subsonica, qui anche alle tastiere, che vira in salsa elettronica le atmosfere dei grandi brani di inizio anni 70 di Mina. E poi c'è la sorpresa, il brano più bello del disco, l'opening track "Questa vida loca", brano del cubano naturalizzato messicano Francisco Cespedes, tradotto da quella vecchia pazza di Cristiano Malgioglio, che nella mani di Mina diventa degno del leggendario "Bugiardo e incosciente" di Serrat Juan Manuel, anno domini 1969 (anche lì, parole di una vecchia pazza: Paolo Limiti). Scaricatevi 'sti tre brani e lasciate perdere il resto, direi. E mi permetto di buttarla lì a Massimiliano Pani, figlio di Mina che decide la selezione musicale dei suoi album da anni: e se la mamma facesse un disco come "Un'altra me" di Syria? Tanto, se riuscite a vendere i pezzi di Mingardi, peggio non andrà di sicuro.

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