Cisco
Volume Uno 2010 -

Volume Uno

Questo disco di Cisco è lì a prendere polvere da parecchio. Il motivo è che si chiama "Volume Uno" e, lo ammetto, aspettavo la seconda parte per cavarmela con una sola recensione. Non per pigrizia. Per completezza. Ad ogni modo, il secondo live era previsto entro la prima metà del 2010, nessuno l'ha mai visto e allora eccomi a scrivere sulla prima e unica parte del disco dal vivo di Stefano Cisco Bellotti, uno che, al di là dei gusti, ogni anno riempie piazze e piazzette di gente che canta i suoi brani a memoria. Come per i Modena City Ramblers dei bei tempi andati, anche per Cisco la dimensione live è fondamentale e segnata da un rapporto stretto e passionale con i propri fan, che ne aspettano i concerti per poter sfogare un po' di rabbia e frustrazione. Nessun giudizio negativo, ci mancherebbe. Diversa invece la questione se si parla del disco. Con ordine, i problemi sono due. Il primo è il livello delle canzoni: come già detto recensendo i due dischi in studio, Cisco sforna ormai da anni – con invidiabile coerenza – una quantità impressionante di canzoni mediocri, che, purtroppo, dal vivo non guadagnano granché. Su tutte, come sempre, "Best", vero monumento alla prevedibilità compositiva, qui aggravata dall'urlo "gol" sul finale. Il secondo problema è che, messi tutti in fila, i pezzi sono un vero e proprio campionario delle ingiustizie del mondo. Intento lodevole, ma sentire dediche a operai, eroi antimafia, studenti ribelli e donne sfruttate è qualcosa di eccessivo. L'eccesso diventa parossismo quando vengono chiamati a rapporto i santini: nella coda de "La lunga notte", sopra i suoni stranianti dei magnellofoni di Francesco Magnelli, Cisco spazia da Don Gallo a Berlinguer, da Pasolini a Peppino Impastato, proseguendo su quella strada "che parte da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa. Senza il calore reale del concerto, tutto questo diventa artificioso, posticcio. Esattamente come la "Bella Ciao" cantata solo dal pubblico, anzi, "dal popolo", come riportato sul cd. L'unico elemento davvero interessante diventa allora la cover di "Fuochi nella notte" dei CSI: non un'esecuzione da brividi, ma meritevole di elogio per la scelta.

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