Mr.Milk
S/t 2010 - Cantautoriale

S/t

Se si trovasse a suonare in un pub londinese, immagino che il manifesto di presentazione alla porta d'entrata sarebbe: "just an italian songwriter". Perchè già una presentazione del genere, modesta e vaga, saprebbe riassumere bene l'aspetto discreto ed educato di questo anonimo signor Milk. Faccia sconosciuta, uomo di poca presenza, moribondo ma in perfetta salute. Malato di sentimentalismi, sgualcito da attacchi di timidi romanticismi, arricchisce la sua funzione terrena con pillole di poesia. Questo è il suo primo album, ed è un esordio che avevamo tanto atteso.

Mentre l'ascolto scorre la testa si affolla di riferimenti più o meno audaci: moderni cantori barbuti (sembra facile citarne a decine ma difficile sottrarsi alla tentazione di chiamare in causa Will Oldham o Sam Beam), ombre pesanti (com'è ovvio che sia, Nick Drake ed Elliot Smith) e nuovi eredi della canzone d'autore (Bon Iver, Alexi Murdoch, Josè Gonzalez). Eppure nonostante i riferimenti possano effettivamente esser tanti (a pensarci quel manifesto d'entrata potrebbe benissimo cambiare in "just another bedroom-songwriter"), tutto si ritrae. Perchè queste dodici canzoni scorrono cucite una all'altra senza la necessità di esplicite citazioni, preferendo restare vaghe e impersonali, consapevoli di condividere un patrimonio musicale notevole eppure discrete nella ricchezza di un silenzio che non ammette clamore: Mr. Milk è schivo, si ritrae in un angolo e racconta modesto la sua malattia d'amore.

Una chitarra ed una voce. Da "Calls&Letters" a "Surprises" a "Monster", ogni traccia si colora di impalpabili sfumature. Evoca sensazioni ed in modo singolare si ritaglia spazi interiori di smisurata tenerezza. Una dimensione acustica sulla quale la voce calda si appoggia, nella narrazione costante di minimi espedienti di vita: situazioni di banale ordinarietà impreziosite da versi scarni e densi, che rendono principesco ogni dettaglio, che cercano poesia nelle cose che non ne hanno.

È così che la tendenza a farsi parola minuta ed intima ("Deepfar"), la discrezione nel rendersi spoglio e riservato ("Cripple"), fanno di Mr. Milk il nuovo cantore della piccola quotidianità. E se in ciò Bob Corn sembra il rimando italiano più immediato, è pur vero che queste dodici miniature non nascondono un gusto maggiore per la melodia pulita, alternando alle tipiche strutture scarne e malinconiche inattese fioriture country-folk ("Forced"), nella ricerca continua di una serenità che è leggerezza e voglia, nonostate tutto, di esserci.

Un album che scorre in punta di piedi, fatto di sospiri e fotografie. Un (altro) gioiellino folk della nostra canzone, notturno, silenzioso e pieno di magia. E forse può sembrarti cosa da poco, raccontare a bassa voce versi quotidiani di spicciola poesia. Ma davanti tutto questo anche la tua razionalità arrossisce ed allarga le braccia.

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