Sursumcorda
La Porta Dietro La Cascata 2010 - Cantautoriale, Strumentale, Acustico

La Porta Dietro La Cascata

È Piovani? O Anzovino? O sono degli Yann Tiersen meno saporosi e maggiormente eterei? In questo disco domina una delicatezza estrema, senza riferimenti concreti. Tutto sembra vivere in un mondo quasi fantasy, anche se non ci sono maghi, streghe, hobbit. Ma fantasie romantiche fuori dal tempo e dallo spazio, quasi un Paradiso terreno, sì, come sembra voler suggerire la grafica dell'album, che ritrae i Nostri, vestiti da moderni e raffinati bohemiens, frequentatori di fumosi bistrot, nello studio della pittrice milanese Elisabetta Keller (1891-1969: e queste date dicono tutto, se ci si pensa): e di tutto questo il corrispettivo musicale è la cover di "It's For You" dei Beatles, però nella versione ("So che mi vuoi") cantata da Mina e arrangiata da Augusto Martelli.

Quello dei SursumCorda è un mondo che sembra uscito da una novella di Hugo Von Hoffmanstahl (magari "La mela d'oro", col suo favoleggiare quasi da "Mille e una notte"), ovvero dall'immaginario dandy più esotico e incorporeo, conseguenza di un voluto passatismo estetizzante, dalle atmosfere a tratti quasi evoliane o guenoniane (il nome in latino, le riproduzioni di opere d'arte dal sapore alchemico, la copertina che sembra evocare un'alchemica opera al bianco). I SursumCorda squadernano un mondo di strumenti acustici, usati come generatori di stille di luce e tappeti sonori di serica consistenza: il risultato è una musica leggera estremamente raffinata che si pone come obbiettivo quello di farsi classica, romanza ottocentesca (ci sono pure inversioni e verbi tronchi, come non si vedeva dai tempi di D'Annunzio, credo: "veleggiar potrai nel suo passato") o bozzetto impressionista che sia, e si inserisce in un'ideale costellazione che comprende i compositori succitati e certe cose, quelle meno terrigne, della Piccola Bottega Baltazar.

Un disco che è insieme già maturo (nel senso che esprime compiutamente l'immaginario dei SursumCorda) e da prendere a piccole dosi: troppa nostalgia, specie nelle scelte musicali (che comprendono anche i Sixties e i Seventies italiani di artisti come la già citata Mina, Ornella Vanoni, la Patty Pravo innamorata di Brel, certo Gaber, certi Umiliani e Piccioni) e troppa raffinatezza, specie nei testi, alla fine stancano, perlomeno me. Migliori i "Frattali" che le canzoni, comunque. Per cultori e nostalgici.

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.