Viola Drunken
Di fate e di streghe 2009 - Rock, Indie

Di fate e di streghe

"Di Fate e Streghe" è il secondo album dei Viola Drunken. Annunciato come un concept album, tradisce una misoginia evidente, in sostanza: la donna è una puttana. Probabilmente si salva solo Francesca, in apertura, con "Finché morte ci unisca", perché proviene dalla dimensione dantesca. Se Jovanotti, "porco cane, lo scriveva sui muri e sulle metropolitane", i Viola Drunken hanno ben pensato di omaggiare il genio fiorentino traendo dal canto V dell'Inferno una lunga citazione.

All'interno delle dodici tracce si salta dal rock melodico al noise puro. C'è una buona sezione ritmica, ma episodi di mediocre entità si alternano a fiaschi clamorosi. Provenienti dalla Sicilia, devono aver ascoltato molto il loro conterraneo Franco Battiato, traviandone però l'insegnamento. L'ostinata ricerca di termini desueti rasenta il mero esercizio stilistico. In "Tragicomico destino di un amante squattrinato", la minuzia si perde e lascia spazio a versi come: "prosternando genuflessa un bel cazzo a bocca aperta" e "da lì a poco al disgraziato glielo avrebbe anche tagliato".

L'influenza musicale di band come Marlene Kuntz e di un lontano Ferretti, è un mutuo a vita da estinguere, come una villa coloniale per un artigiano. Viola Drunken, è il momento di sfoderare la carta della sobrietà.

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