distanti
Enciclopedia Popolare Della vita Quotidiana 2010 -

Enciclopedia Popolare Della vita Quotidiana

"Di una lotta diversa"

Era il novembre dello scorso anno quando ascoltavo per la prima volta l'ep d'esordio dei Distanti. Di quei sei pezzi, così urlati, spinti e fragili, mi colpirono l'amaro e l'amore che rimanevano in bocca. Avvenne così in un batter di ciglia. Come qualcuno che stavi aspettando da tanto, troppo tempo, e non pensavi potesse nemmeno più arrivare. Invece.

"Se ci fossero cuori da perdere"

Un anno in più, e non cambia niente. O forse no. "Enciclopedia popolare della vita quotidiana" arriva giusto dodici mesi dopo il debutto. Così, naturale, spontaneo. D'istinto. Perché è quello che contraddistingue i Distanti (e pochi altri come loro). Quel sentimento lì, che quando non ne puoi più di sentirlo ringhiare dentro, devi per forza buttarlo fuori, e lo sai che è sincero. Che quando ce l'hai, e lo senti forte davvero, rende indistinguibile forma e sostanza. Aggredire la vita con poesia. Parlare dell'amore, di quello che ti arriva addosso come un uragano, e di quelle che sono solo fitte alla pancia. Dei vent'anni o giù di lì, di tutto lo spirito dell'adolescenza che continua a balenare di tanto in tanto. Tra l'insofferenza, lo stile e un ritardo politico. Parlarne con sotto chitarre che graffiano e bassi che ruggiscono. Batterie che tracciano tempi duri. Una scrittura che evoca ora la quotidiana poesia dei Diaframma, ora la violenta ruggine dei Negazione.

Registrato in presa diretta a Torino nello studio di Maurizio Borgna (scelto anche dai Fine Before You Came per l'ultimo "Sfortuna"), "Enciclopedia popolare della vita quotidiana" significa un passo avanti per i Distanti. Lì dove il suono arriva a essere catturato in maniera più sporca ed essenziale, dove quell'inquietudine di fondo finisce per portare alla mente le stesse paranoiche movenze soniche di Rites Of Spring e Fugazi. Il punk della romagna che è ormai marchio Dop. Brani che conquistano già dai primi attimi in cui partono: "Ad azione", "Illuminismo", "Quasi come mosca", giusto per citarne tre. Senza dimenticare quei due capitoli d'appunti acustici che arrivano a meta disco ("Appunti per una stagione virtuosa" e "Appunti per una amica"), che è quasi come sentire gli Husker Du quando cantavano "Never talking to you again". Ripescano anche dall'ep "Limonare duro" e "Abitacoli", con la prima che è già sulla strada per diventare uno degli inni di questo duro inverno che ci attende alla soglia.

Storie torbide, di lotte, amore, omicidi e pomeriggi provinciali, cantate in prima persona con quel cinismo che conviene quando vuoi esularti dalla retorica. Irrompono a fari spenti e ti stringono forte tra cuore, stomaco e polmoni. Era dai tempi dei primi Baustelle del "Sussidiario…" che non si sentiva un band con le mani così sporche di fango, capace di fissare in un solo frame da due minuti e più tutti i tormenti e gli amori e le metropoli di questo tempo.

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