Marcoavaro
Quella rozza creatura uscita dalla mia fica 2010 - Cantautoriale, Hardcore, Electro

Quella rozza creatura uscita dalla mia fica

Il grande critico di Rolling Stone nonché acuto saggista Greil Marcus iniziò una celeberrima recensione dedicata all'album di Bob Dylan "Self portrait" con la frase "What's this shit?!". Leggenda narra che le reazioni del diretto interessato furono controverse: dall'incazzarsi affermando che Marcus fosse "pieno di merda", all'ammettere in seguito che con quel disco aveva voluto scherzare e provocare i suoi fan.

Non ho intenzione di mettere me e il signor Marco Avaro sullo stesso piano di quelle due gigantesche personalità, per carità, ma l'ascolto del disco che vado a (tentare di) recensire, mi ha quanto meno fatto esclamare un sonoro "cos'è 'sta roba?!" (certo, per quanto riguarda l'uso di turpiloquio assortito, beh, il paragone regge). Mettetevi nei miei panni: 20 tracce per 36 minuti scarsi basate per lo più su una musica elettronico rumorosa, contrappuntata dalla voce di questo tizio che finge di essere sbronzo, lancia insulti a destra e a manca, racconta le sue imprese alcoliche e gioca a fare il maledetto (con nero e marijuana? Almeno alza un po' il tiro, già che ci sei!). Il fatto è che siamo nel terzo millennio, le moderne tecnologie e la rete sempre più potente permettono a chiunque, non solo di inventarsi musicista (?!) e registrare un album, ma anche di diffonderlo e farlo arrivare: non so se si stesse meglio quando si stava peggio, ma di sicuro quando registrare un album costava tanti soldi e necessitava di una struttura solida alle spalle, un MarcoAvaro difficilmente sarebbe riuscito a propinare al mondo la sua "arte" (o la sua presa per il culo… ai fan). Non so se nelle sue intenzioni ci fosse quella di creare qualcosa degno di nota, o semplicemente di cazzeggiare per vedere l'effetto che fa, ma l'impressione propende decisamente verso quest'ultima ipotesi e seppur di breve durata, il lavoro (lavoro?!) in questione già dopo pochi minuti risulta irritante quanto una barzelletta che non fa ridere.

Prendete gente come Iosonouncane o Gioacchino Turù e toglietegli tutto ciò che li rende interessanti: troverete un tizio che sbraita, sbocca, ridacchia e insulta manco fosse il barbone che incontrate ogni giorno sotto casa (perché ognuno di noi ha un barbone sotto casa no?). Prendete "O' Mangia el Pes" interpretata da Cochi Ponzoni mille anni fa e di quella conservate solo il tono strascicato della voce, forse riuscirete quanto meno a capire com'è 'sta roba. A proposito, Marco Avaro recuperi quel pezzo geniale. E impari.

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