Negli anni '80 i CCCP chiedevano giustamente, "è una questione di qualità o una formalità?". In quella stessa decade Elio e le Storie Tese dava a tutti una bella lezione, dimostrando che eccellenti qualità musicali possono essere anche al servizio della demenzialità. Ora, volenti o nolenti, lo snodo dell'angoscioso quesito che segue l'ascolto del lavoro dei Larsen è dettato proprio dai due casi sopra citati. Fare musica è divertente, ed è persino apprezzabile farla con lo scopo di divertire chi l'ascolta. Ma attenzione: la musica non la si fa pensando soltanto di mettere insieme un riff, un testo, un basso ed una batteria. Il punk o il grunge, nonostante la "sporcizia" sonora, descrivevano un malessere, erano una sorta di specchio che rifletteva il vuoto di una società in caduta libera. Meglio poi non scomodare i Verdena che sia a livello testuale che musicale, portano avanti un discorso di evoluzione continua (vedi l'ultimo singolo, "Razzi, arpia, inferno e fiamme"). Al di là dei richiami che si possono rintracciare immediatamente durante l'ascolto delle canzoni presenti in "Eco", viene da chiedersi quale sia l'intenzione del gruppo. E a rendere più difficile la soluzione ci sta quel "registrato in 3 ore..", in evidenza sulla copertina. Se la musica è uno sfogo, una passione, beh, allora ci siamo. Ma se si ha la presunzione di pensare che ci voglia davvero solo la passione e qualcosa da dire per fare musica, siamo lontani anni luce dalla qualità. E allora, dovendo incominciare da qualche parte, meglio rimuovere dalla copertina la durata delle registrazioni. Se doveva essere un merito, finisce col provocare l'esatto effetto contrario.
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