Jovanotti
Ora 2011 - Pop

Ora

Io me lo succhio.
Tu me lo succhi.
Jovanotti no.

Nonostante gli sforzi domenicali di avere la faccia di Irving Berlin (cercate su Google Image) mentre dice: "life is 10 percent what you make it, and 90 percent how you take it" penso solo che Jovanotti l'ho sempre odiato. Poi l'ho visto live mentre faceva il culo a Santana al Neapolis Festival di qualche anno fa e mi son ricreduto di tutto. Quello che di bello c'è in questo disco (25 tracce e un contemporary art package) è che spesso si dicono cose che non si sanno ma le si dicono talmente bene che sembra sia patrimonio culturale di tutti come i battiti delle ali di farfalla.

Cioè: il più grande spettacolo dopo il big bang.

Torna Joe Vanotti (si chiamò così per qualche tempo a fine anni 80) con il suo sfruttamento clitoridale della musica che sa fare, da sempre. Specie quando si fissa con il dancefloor, il ballabile, con l'Africa e gli ombelichi del mondo. Ma chi la fa la musica così in Italia? Ripetiamo insieme e diciamo: ne-ssu-no! "Cause nobody can do it like Jovanotti can" (si, bravo, sono i Beastie Boys). Sempre che l'adrenalina per voi non sia solo e soltanto l'illusione virtuale di poter violare il sistema: questa merda smart vi piacerà da Ora fino a quando Jovanotti prenderà il posto di quel sosia marcio di Vasco Rossi a San Siro.

Cioè: le tasche piene di sassi.

Se non avete mai ballato (ho detto "ballato", non "ascoltato su youtube") tutto d'un fiato una qualsiasi "It's just begun" di Jimmy Castor Bunch è inutile che facciate storie ragionate con la gente, cliccate su uno dei nostri banner pubblicitari almeno ci portate qualche briciolo di soldo. Il diciottesimo disco di quello che un giorno potrebbe essere J-ax, è un riadattamento italiano dell'opera con cui Michael Franti, ospite nella traccia numero 9, gasa il mondo intero da anni. Un elemento umano che danza libero sotto le nuvole. Quella roba lì, nonostante alcuni azzardati accompagnamenti alla Umberto Tozzi. Ci facciamo del male per abitudine, ecco perchè hanno fatto pezzi come "Revolution" degli Arrested Development. Qui, si parla di amore più come Roberto Vecchioni che come tutti gli altri piselli mosci che si sentono in giro. Prendetevi un'ora e fatevi tre-quattrocentomila correzioni come se Jonathan Franzen venisse a sputarvi in testa, alle spalle. Si pestano merde che si infilano nelle fessure sotto la suola (leggi: mica c'è solo zucchero e romanticismo in questo disco).

Luca Carboni c'è.
Cesare Cremonini pure.
Amadou & Mariam soprattutto.

Come fosse "28 Giorni dopo", questa modesta consacrazione del più famoso figlio illegittimo del Che(cchetto) è intelligente perchè stende tutti i mucciniani all'ascolto con botte di spessore sperpeteristico (cioè musica valida e divertita, nonostante il Vaticano). E considerando che un mio elogio non ha prezzo (senso?): Jovanotti for president. Altrimenti la faccia piena di schiaffi e a casa. Ou Yeah.
Conosci un 45 enne che non si sente strano a guardare i Simpson, che è sempre innamorato? Che spinge cose tipo Emergency e dedica una personale attenzione alle libellule, alle stelle, alla bella vita come fossimo soli al mondo? E' Fiorello in braccio a Beppe Grillo con la chitarra in spiaggia, nonostante un'autoironica checcozalonizzazione della propria 's': sonosolostaserasenzadite. Lezioni di discografia per la Universal, appesa a Jovanotti come Romolo e Remo alla Lupa. Spessore pop: fosse tutta così l'Italia, cioè..uhm..dai ormai s'è capito.

Io sono Spike Lee.
Tu sei un loser.
Jovanotti no.

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.