Luigi Gargiulo è a suo modo un pioniere. Lo definirei in bilico tra le sonate per autogrill in midi minore e il karaoke-core, insomma un grandissimo genio del male. A voi sarebbe mai saltata in mente l’idea di fare un disco strumentale con basi midi, giri di piano stereotipati e qualche fraseggio di chitarra distorta di quelli che manco il maestro di chitarra a scuola civica quando voleva insegnarvi il solo di Eros Ramazzotti? La risposta è no. A volersi spremere le meningi sul perchè di tutto ciò, a chi scrive vengono in mente tre scenari tipici: le colonne sonore dei vecchi giochi DOS (il lato migliore), sigle di telenovelas anni'80 e animazione musicale da nozze d'oro.
Dunque nota al merito all’audacia del Gargiulo, alla sua profetica visione del mondo, nella quale tutti possono cimentarsi con generi inventati e dar sfogo a quell’inesorabile pulsazione onirica a stento trattenuta. E' davvero il maestro dei sogni perché un disco come questo non potevamo che sognarcelo.
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