Starviolet
Eveline 2011 - Trip-Hop, Pop, Elettronica

Eveline

Esistono alcuni filoni della musica elettronica che nel nostro paese, a livello di produzione locale, non hanno particolarmente attecchito: fra questi sicuramente il trip hop, fenomeno da classifica alla fine degli anni '90 e ridotto ormai da qualche anno a musica da tappezzeria per brunch domenicali.

Nonostante una mancata consuetudine nostrana, gli Starviolet provano comunque ad offrirci una loro personale lettura stilistica. Inevitabile il riferimento ai maestri del genere, Massive Attack, adombrati nel giro di basso di "Let go of ourselves" (vicino a quello di "Angel") e nelle batterie di "It's no use" (vicine a quelle dell'epocale "Teardrop"), e in generale nei solidi arrangiamenti del disco, principalmente giocati su pianoforte, archi, chitarra e batteria.

Il cantato femminile ricorda invece in alcuni casi una Dolores O'Riordan dall'accento inglese incerto ("My breath"), in altri pure Elisabeth Fraser ("And in your ways I watch myself disappear"). Le sorprese provengono dalla metà del disco in poi, con una "Thank U so much" vicina ai Depeche Mode periodo "Ultra", con la ballatona "Aphrodite" che rievoca i Berlin nella scrittura e nella voce – qui maschile – vagamente ottanteggiante, con una bella "Hug box" dall'atmosfera crepuscolare, molto interessante come composizione.

La chiusura di "I'll put it this way" sembra tuttavia ribadire la filiazione bristoliana del gruppo, il che rappresenta in un certo senso uno dei due limiti del disco; l'altro, purtroppo, è la mancanza di quelle melodie orecchiabili che ci si sarebbe aspettati per via della presenza vocale sia femminile, sia maschile.

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